La ricerca della pianta

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    La ricerca della pianta


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    Era passato diverso tempo dal momento in cui mi ero lasciato con il buon otese dal buon cuore, che si era offerto di lavare i piatti nella taverna in cui eravamo rimasti per rimediare a uno dei propri errori. A dire la verità, ero estremamente curioso del modo in cui sarebbe proceduta la sua vita. Ero curioso di sapere come sarebbe finito e in quale sgabuzzino di Oto avrebbero trovato il suo corpo senza vita, a dire il vero. D’altro canto, da qualche parte sotto-sotto, nella mia anima, sapevo anche quel tipo aveva del potenziale. Se fosse riuscito a sfruttarlo, però, era ancora ignoto.

    Comunque, avevo sfruttato quel tempo per attivare i miei contatti di Ame e ritrovare i vari conoscenti della Pioggia che avrebbero potuto aiutarmi. A guidare la ricerca c’era un simbolo, - lo stesso che l’otese aveva disegnato sul tavolo con un kunai e io avevo trascritto su un foglietto di carta, - e, a dirla tutta, non era molto semplice da trovare né ad Ame, né altrove, giacché non si trattava di un simbolo ben noto o altamente conosciuto. Si trattava, tutt’altro, di una simbologia ignota o nascente, forse appartenente a un gruppo che era appena apparso al mondo.

    Dovetti impiegare non solo le conoscenze, ma anche il denaro, per avere degli appigli e quegli appigli si trovavano nel cuore stesso di Ame dove, probabilmente, si ritrovava la pianta perduta dell’ospedale.

    L’otese avrebbe saputo della mia presenza nel Paese del Riso grazie a una lettera che gli avevo inviato e che lo avrebbe raggiunto ovunque, tramite una specie di piccione, indipendentemente da dove si fosse ritrovato. Nella lettera stessa avrebbe letto poche, ma significative, righe:

    - Ho trovato la pianta. Ti aspetto alle 16.00 del 6 febbraio vicino all’Ospedale. -

    Di che ospedale si trattasse l’otese lo avrebbe capito senza problemi, giacché era il posto in cui ci avevamo lasciati e, una volta giunto lì all’ora indicata, mi avrebbe ritrovato vestito nel mio kimono violastro, a osservarlo con gli stessi occhi attenti del tempo passato.

    -Buongiorno! - Gli avrei detto notando il coprifronte, sintomo del fatto che non si trattava più di uno studente, ma di un genin, membro fiero della comunità di Oto. - So dove si trova la nostra pianta, - gli avrei detto. - Pronto per andare nel cuore di Ame? - Gli avrei chiesto.


     
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    Nel regno delle ombre: kuroshi e il suo viaggio ad ame

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    Dopo essersi diviso da Takamoto, Kuroshi, aveva lavorato, come da accordi, per tre giorni nella locanda. Dal dover usare Kunai e shuriken, si era improvvisamente ritrovato, invece, a dover indossare un grembiule e a maneggiare spugne e detersivi. Nonostante fosse costretto a sopportare le occhiate sospettose e i commenti sarcastici dei clienti, Kuroshi manteneva la sua calma e il suo onore intatti. Ogni piatto lavato e ogni tavolo pulito rappresentavano un passo verso la riparazione del danno causato e verso la sua liberazione da quel lavoro forzato.

    Infine, dopo giorni di duro lavoro, il tavolo danneggiato fu ripagato e naturalmente anche con gli interessi. Il giovane ninja poté finalmente lasciare il suo ruolo di inserviente e tornare alla sua vita da shinobi.

    Ciò che lo avrebbe atteso di ritorno ad Oto, era una altra sfida piuttosto impegnativa: L'esame da genin. La promozione ottenuta se l'era sudata, e non solo, ci aveva quasi rimesso la vita. Quello che doveva essere un semplice esame si era trasformato, per volere di un destino beffardo, in un combattimento con creature e abomini da laboratorio.

    Erano stati giorni intensi e seppur la stanchezza fisica si era fatta sentire, non era mancato il senso di soddisfazione per aver ricevuto la promozione. Nonostante tutto, Kuroshi si sentiva un po' più forte e più determinato. Aveva dimostrato di essere un vero ninja, capace di affrontare qualsiasi sfida con coraggio e risolutezza, al di là dei propri limiti.

    Dal punto di vista psicologico, aveva avvertito una maggiore stanchezza oltre che un forte stress. D'altro canto chi non si sarebbe sentito cosi dopo aver scoperto uno strano documento riguardante sua madre. La cosa lo aveva turbato non poco, non sapeva cosa pensare, ne tantomeno cosa fare. Le notti passavano spesso insonni crucciandosi ed interrogandosi su cosa sarebbe stato meglio fare.......ma questa era un altra storia.

    Takamoto Fu di parola, si era mosso per cercare indizi sul ninja ladro, e dopo gironi si era fatto vivo. Aveva rintracciato l'otese confermandogli di aver ottenuto le informazioni e dandogli un punto di incontro per iniziare la ricerca vera e proprio.

    Ed era proprio lì che il giovane ragazzo si stava dirigendo, ad incontrare il suo partner per iniziare quella missione. Forse quel termine non era proprio esatto, perché nonostante ora fosse un ninja ufficiale di Oto, quella missione non era stata approvata dal villaggio. Probabilmente i suoi superiori non gli avrebbero mai permesso di farlo, ed inoltre accanto ad un sconosciuto, per giunta disertore di Kumo.

    La notizia dell'assalto all'ospedale era arrivata anche ai piani alti, ma le loro indagini si muovevano a rilento, vuoi per il poco personale, vuoi perché non era una questione di massima priorità. Fatto sta che in quel ospedale avevano bisogno di quella pianta per la cura dei pazienti, e quest'ultimi non potevano aspettare.

    Quello fu il motivo principale che indusse Kuroshi a prendere iniziativa di conto proprio, forse anche ingenuamente, ma era una cosa che andava fatta. Chissà cosa sarebbe accaduto se i suoi superiori avessero scoperto una cosa del genere.

    Nel cortile accanto all'ospedale, il ninja di Kumo lo attendeva. Era avvolto nell'ombra, con il suo solito sguardo serio e carico di mistero. Sembrava quasi che si potesse percepire la potente aura di determinazione che lo circondava. Con passo deciso, Kuroshi si avvicinò al ninja, il suo copri fronte sventolava leggermente con il vento. L'uomo lo scrutò con uno sguardo penetrante, valutandolo con attenzione. L'otese manteneva una certa compostezza, Buongiorno! rispose


    Quando gli chiese se era pronto ad andare ad Ame, annuì semplicemente senza aggiungere altro. Lo era veramente? si chiedeva. Se Oto era un amalgama di criminali e assassini, Ame era pure peggio. Un posto in cui a vita pulsava in un sottofondo di oscurità e intrighi, un mondo nascosto ai più, ma ben conosciuto tra coloro che si erano allontanati dalla via della rettitudine per abbracciare la via del nukenin. Le organizzazioni criminali regnavano sovrane in questo regno delle ombre. Non c'era spazio per la debolezza o l'ingenuità nei Covi di Ame. Solo i più astuti e i più spietati sopravvivevano in questo sottobosco oscuro, dove ogni passo doveva essere pesato con cura e ogni alleato doveva essere scelto con attenzione. Il giovane Kuroshi ne era davvero all'altezza di affrontare una sfida simile?


     
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    La ricerca della pianta


    Post 2 - Domande



    Quando venne, vidi chiaramente che non si trattava dello stesso ninja che avevo incontrato prima. Si tratta di un ragazzo diverso; più deciso. E con il coprifronte recante il simbolo della nota del Suono su di sé. Ciò poteva significare una sola cosa: nel frattempo era diventato un genin. E, pertanto, aveva anche dimostrato di avere le capacità e le competenze necessarie per lo svolgimento delle missioni accademiche. Se, tuttavia, si aspettava che quella sarebbe stata una missione qualsiasi, come tante altre, avrebbe dovuto ricredersi ben presto.

    Quella, difatti, non era una missione qualsiasi e non era nemmeno una missione accademica. Non poteva essere catalogata come D, C, B, A o S. Sebbene avevo trovato le tracce della pianta, non avevo idea di dove stessimo andando e quali pericoli ci avrebbero atteso. Avremmo dovuto affrontare ciò che non sapevamo potesse esistere. Ciò che avrebbe potuto rubarci non solo la vita, ma anche l’anima, portandoci non solo alla morte, ma alla totale interruzione della mia esistenza umana.

    - Laddove stiamo andando è un posto estremamente pericoloso, - gli dissi. - Così tanto che, probabilmente, nemmeno te lo immagini. Sono piuttosto sicuro che non sei nemmeno lontanamente in grado di capire. - Aggiunsi. - Pertanto, mi aspetto da te l’esecuzione precisa e dettagliata di tutti i miei ordini. Senza fare domande. Senza allontanarti dai miei ordini. Senza fare altro. -

    Mi sembrava di essere stato abbastanza chiaro in merito e non avrei voluto sentire alcun tipo di rifiuto o di disobbedienza, che avrebbe portare alla morte entrambi noi. In quella situazione avremmo dovuto essere niente di meno che una squadra sola. Due individui diversi, ma una sola entità, come se operassimo come un perfetto meccanismo. Una specie di orologio perfetto.

    Comunque fosse, avrei atteso un paio di minuti per chiarire il piano, rispondere agli eventuali dubbi del mio compagno e così via. L’importante, per me, era di sfruttare quel tempo in maniera costruttiva, affinché egli capisse non solo dove stavamo andando, ma anche cosa avrebbe dovuto fare. Pertanto, avrebbe sentito da me una piccola introduzione:

    - Ho scoperto che quel simbolo appartiene a un filamento di una delle sette di Ame. Come ogni gruppo criminale, anche loro occupano una torre in quel nel Villaggio della Pioggia e al 95% è lì che ora si trova questa pianta. Probabilmente non l’hanno ancora usata, motivo per cui dobbiamo entrarvi e riportarla a casa. Tuttavia… quasi sicuramente non sarà semplice. Fare tutto in modo furtivo, nascosto, sarà quasi impossibile. Dovremo combattere, immagino, e anche avere l’inventiva necessaria per ridurre i rischi. E, alla fine dei conti, ce ne andremo. Spero. -

    Se il giovane genin otese avesse avuto delle domande, osservazioni o proposte, mi sarei premurato di dargli tutto ciò di cui necessitava. Altrimenti, avrei aggiunto che la torre cercata era nel cuore di Ame, - era una delle tantissime torri di quel posto, a dire il vero, - e che avremmo dovuto entrare di nascosto.

    - Togliti il coprifronte, - gli avrei detto. - Non ti servirà. -

    A quel punto non ci sarebbe rimasto molto altro da fare che metterci in viaggio. Per strada da Oto verso Ame, - e la strada tanto lunga non era mica, - ci saremmo fermati per qualche attimo sotto un albero.



    - Quest’oggi non siamo accademici, - gli avrei detto. - Siamo criminali. E come tali dobbiamo comportarci. Niente deve farci risalire all’Accademia, capito? - Gli avrei chiesto. -

    C’era, però, anche un’altra cosa che volevo sapere prima di raggiungere definitivamente Ame e recarci nella torre che riportava il simbolo che il giovane ninja aveva trovato. Anche in questo caso, farlo non sarebbe stato semplice ed era per questo che avevo bisogno di maggiori informazioni.

    - Vedo che sei diventato genin, ma… i tuoi punti di vista in merito al mondo? Sono cambiati? E, poi, quali abilità hai sviluppato nel frattempo? Combatti a distanza? In corpo a corpo? In che modo preferisci combattere? - Avrei domandato.

     
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    in territorio sconosciuto: missione segreta ad ame

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    Gli ultimi avvenimenti, avevano difatti cambiato un po' il giovane otese. Era come se avesse un'aura completamente diversa rispetto al loro ultimo incontro. Osservandolo attentamente, si poteva riconoscere un certo cambiamento nel suo sguardo e nel modo in cui si reggeva, con una postura più eretta e sicura.

    La trasformazione era evidente, come se fosse emerso da un'esperienza che lo aveva forgiato in modo profondo. Ora Takamto, di fronte aveva un giovane ninja a tutti gli effetti.

    Questo cambiamento nel suo portamento e nella sua aura faceva riflettere su quanto fosse mutabile la natura umana, su quanto potessimo crescere e evolvere attraverso le nostre esperienze e le nostre sfide. Era come se avesse assistito alla trasformazione di un bruco in una farfalla.

    La voce ferma di Takamoto, mentre faceva le sue ultime raccomandazioni a Kuroshi rifletteva la serietà della situazione. L'otese lo fissava con sguardo attento e penetrante. Il ragazzo sapeva benissimo che tutto quel discorso non poteva essere messo in discussione. Era vero che si stava infilando in un posto in cui non aveva la minima idea di cosa aspettarsi. Uno dei posti peggiori e più pericolosi delle nazioni ninja.

    Uno shinobi inesperto come lui sarebbe stato meglio si tenesse alla larga da un posto del genere, ma il suo senso del dovere lo spingeva a dover fare quella cosa. Doveva assolutamente recuperare ciò che era stato trafugato dall'ospedale. Lo si poteva definire coraggio o totale incoscienza?

    Annuì ancora una volta alle parole del suo compagno in segno di assenso. Di natura era un ninja disciplinato, e non aveva problemi a seguire gli ordini che gli venivano impartiti. Nonostante questa volta sarebbero stati gli ordini di uno sconosciuto in territorio nemico. La fiducia tra i due non era di quelle salde, ma il ragazzo non aveva molte altre possibilità. Aveva bisogno di un ninja più esperto se avesse voluto uscirne vivo da Ame. Probabilmente la si poteva definire una missione suicida.

    A quanto pareva Takamoto aveva fatto in modo scrupoloso le sue ricerche e aveva rintracciato i criminali e il loro covo. Via via che il piano prendeva forma attraverso le sue parole, Kuroshi si rendeva conto che la situazione era molto, ma molto, più complicata di quanto avesse potuto immaginare. Irrompere nella tana del lupo recuperare la merce e scappare era più facile a dirsi che a farsi.

    Il giovane del suono ascoltò le sue parole con attenzione, il suo sguardo rifletteva una combinazione di determinazione e una lieve traccia di ansia. Si poteva percepire la tensione nel suo corpo, ma anche una volontà sincera di imparare e di dimostrare il suo valore.

    Dopo un momento di riflessione, rispose con voce risoluta, seppur leggermente tremante: Capisco... Sono pronto a seguire le tue direttive e a fare del mio meglio per aiutarti. I suoi occhi incontrarono i quelli del suo compagno con una debole scintilla di fiducia, come se cercasse rassicurazione nello sguardo più esperto.

    Nonostante era pronto a mettersi in gioco e a fare tutto il possibile per contribuire al successo della missione. Prendendo atto delle parole del suo compagno, l'otese annuì leggermente, mostrando una comprensione della spiegazione. Con un gesto rapido e fluido, portò una mano al suo copri fronte e lo tolse con determinazione. I suoi capelli neri caddero morbidi sulla fronte, mentre lo sguardo si manteneva concentrato e risoluto.

    Era evidente che stava mostrando il suo impegno nel seguire le indicazioni fornite, pur mantenendo un atteggiamento di prontezza e vigilanza. Era saggio non farsi riconoscere o fornire indizi sulla propria provenienza. Era importante comprendere che stavano agendo al di fuori degli schemi tipici degli accademici, adottando un ruolo più oscuro e pericoloso come criminali.

    Con voce calma ma decisa, rispose: Hai ragione. Oggi non siamo più legati alle regole dell'Accademia. Siamo entrati in un territorio sconosciuto e dobbiamo comportarci di conseguenza. Nessuno deve sospettare la nostra provenienza o le nostre intenzioni.

    D'altro canto c'era anche un altro motivo per cui sarebbe stato saggio per Kuroshi evitare ogni suo collegamento con Oto. Quella non era una missione ufficiale e ogni suo coinvolgimento doveva restare nell'ombra. Se fosse venuto fuori probabilmente ci sarebbero state grosse ripercussioni. E poi preferirei che i miei superiori non sapessero di questo raid. continuò fermandosi per pochi secondi Non mi hanno autorizzato.....e sarebbe un disastro se venisse fuori!

    Mentre iniziarono il viaggio verso Ame, l'otese rimase abbastanza sorpreso dalla domanda rivoltagli. Beh ti dirò..... esordi riflettendo per un pò sulla risposta. Dall'ultima volta che si siamo visti sono cambiate un po' di cose continuò con lo sguardo fisso che seguiva i propri passi, come se stesse rivivendo quegli eventi nella sua testa. Sono successe un pò di cose che mi hanno probabilmente dato un nuovo punto di vista......ma di questo preferirei non parlarne. concluse. Per un attimo sembrò immerso, inquieto nei suoi pensieri. A casa aveva un grosso dilemma da risolvere, una storia che per il momento avrebbe dovuto accantonare.

    Ho imparato nuove tecniche e arricchito il mio repertorio, oltre ad aver sviluppato qualche nuova abilità! e senza dubbio la mia specialità è il corpo a corpo Questa volta lo sguardo del ragazzo sembrava quasi compiaciuto, fiero dei suoi progressi.

     
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    La ricerca della pianta


    Post 3 - Piano



    Che piacesse oppure no, ma da un ninja di Oto non mi aspettavo altre risposte a parte quelle che mi aveva dato in quegli istanti. Oto era un posto duro, creato per i duri, d’altronde. E, sebbene fosse un mix di razze ed etnie provenienti da tutto il mondo, i ninja che vi vivevano erano quasi tutti accumulati da una sola caratteristica: la libertà. E anche se nell’ultimo periodo tale desiderio era venuto un po’ meno a causa delle ambizioni di una sola persona, i ninja che vi vivevano imparavano sin da bambini a essere dettagli di un enorme ingranaggio, come se fossero accessori di un piccolo orologio in grado di segnare l’ora esatta. - Bene, - sottolineai con una voce risolutrice mentre i due sguardi si incontravano per salutarsi. Nei miei occhi il ragazzo non avrebbe visto molto altro a parte la determinazione a raggiungere il risultato che volevo, qualsiasi fosse stato il prezzo (ora, chiariamoci, “qualsiasi” non significa davvero “qualsiasi”). Per quanto possibile, gli avrei comunque dato le assicurazioni che cercava.


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    Lo osservai seguire la mia prima direttiva alla lettera, togliendosi il coprifronte che ne segnalava l’appartenenza al villaggio di Oto. Con una rapida occhiata guardai i suoi vestiti, per vedere se non vi fossero, per caso, altri segni di riconoscimenti accademici, altrimenti saremmo potuti finire nella merda ancor prima di mettere piede sulle mura di Ame. Quel giorno avrebbero, del resto, svolto una missione molto diversa dalle solite missioni che l’otese avrebbe avuto. Una di quelle durante le quali avrebbe dovuto imparare a ragione in maniera parecchio diversa dal solito e uscire dagli schemi legati alla razionalità.

    - Esatto, - sottolineai semplicemente ascoltando le sue parole e pensando che, forse, tra molti anni egli sarebbe potuto diventare un elemento prezioso. Un ingranaggio del Caos che avrebbe aperto le porte tra i mondi, unendo ciò che era stato diviso sin agli inizi.

    L’altra frase, invece, mi portò ad allargare le labbra in una specie di sorriso beffardo. In altre occasioni, mi sarei probabilmente messo a ridere. In maniera fragorosa. Così tanto da farmi sentire da tutte le anime (vive e non) in un ampio raggio.

    - Evidentemente non sai chi sono i tuoi superiori, - dissi ricordandomi di Diogene e di Febh, l’Amministratore. Entrambi, e di questo ne ero sicuro, avrebbero dato al piccolo otese dei ninja in aiuto se avessero saputo del suo raid in quel di Ame, anche perché erano dei famosi attaccabrighe. Febh era un giorno, tanti anni fa, venuto alle mura di Kiri sul dorso di una lucertola, mentre Diogene… beh, era quel che era.

    - Il tuo Kage è uno che voleva iniziare una guerra, - dissi. - Un conquistatore che, però, ancor oggi non ha conquistato nulla. Un conquistatore senza conquiste, per così dire. Un po’ come un samurai senza la sua spada. Mentre il tuo amministratore quattrocchi, - non so se sia ancora in carica, - mi è sempre sembrato una testa troppo calda per l’incarico che ricopre. -

    Ed era tutto vero. Oto aveva bisogno di gente nuova. Almeno se la meta era quella di far crescere il villaggio e regalare a quei poveri ratti che vi abitavano almeno un po’ di prosperità e pace. Ma a me, in fondo, andava bene così.

    “Sono solo altri ingranaggi nelle mani del Caos”.

    Un’altra cosa che mi aveva fatto sorridere era il “Non mi hanno autorizzato”. - Sei a Oto, - gli risposi. - Fai ciò che vuoi. Talvolta ciò che devi. In molti casi le due cose combaciano. Le poche cose che non puoi fare è attaccare i tuoi alleati, - altrimenti Diogene-il-Pacifico potrebbe prendersela, - o attaccare la gente di Oto. -

    Speravo di essere stato abbastanza chiaro con quanto gli avevo appena rivelato e, d’altronde, ero anche sicuro che tutte quelle cose le avrebbe scoperto molto presto. Gli sarebbe bastato vivere a Oto per scoprire che non si trattava di un villaggio comune. Non uno dei “soliti” villaggi. Era molto, ma molto particolare: piccolo, ma al contempo agguerrito.

    Consci del fatto che non sarebbe successo nulla se i capi di Oto avessero saputo della piccola scampagnata del giovane ninja in quel di Ame, anzi, lo avrebbero anche premiato per una simile azione, viaggiammo verso Ame a ritmo moderato e durante il tragitto ebbi l’opportunità di chiedere al giovane ninja delle sue abilità, ottenendo così una risposta. Lui, innanzitutto, disse di aver avuto un nuovo punto di vista e aggiunse anche preferiva non parlarne. Aggiunse anche che aveva imparato, finalmente, diverse tecniche nuove arricchendo e allargando il suo repertorio di jutsu. Era così diventato, per quanto mi sembrava, un ninja decisamente più completo. Più pronto a sostenere gli sforzi contro i quali andavamo.

    - Corpo a corpo? - Domandai. - Allora forse ti manderò avanti e ti coprirò da dietro, - indicai la mia balestra. Quel punto di vista avrebbe esso stesso sottolineato la mia capacità: combattere a distanza, anche se nell’ultimo periodo avevo sviluppato anche l’abilità di combattere nel corpo a corpo, in modo da essere più universale.

    Il suo orgoglio per i risultati raggiunti si poteva percepire, come se fosse diventato materiale. Come se si potesse “tagliare”. E, comunque, bisognava ugualmente testare le sue nuove abilità in combattimento. Perché ci si poteva parlare quanto si voleva, ma ciò che contava davvero era il combattimento.

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    Quando arivvammo ad Ame, la prima cosa che vedemmo furono le torri. La skyline del villaggio era la stessa da molti decenni ormai: le torri di Ame si ergevano sul paesaggio circostante con quel loro fare tetro e oscuro, come fossero loro stesse presagi di un male unico.

    - Qui arriva il difficile, - gli dissi. Ovviamente, Ame era un villaggio aperto, anche se tutti vi potevano entrare e uscire senza troppi problemi. - Dobbiamo entrare nel villaggio. - Avrei indicato l’accesso. - Cerca di non dare nell’occhio.

    Siamo seri: se avessi voluto avrei usato dei metodi decisamente più creativi e fantasiosi, ma dato che ero un compagno, saremmo entrati per il portone principale e il nome del nuovo visitatore sarebbe, forse, entrato nel Diario di Konan.

    Una volta sorpassati i cancelli metallici, anch’essi elevati, saremmo in poco tempo giunti alla torre che io cercavo e dove era, probabilmente, nascosta la pianta.

    - La vedi? - Avrei domandato. - Secondo le mie informazioni al 3° piano della torre c’è un laboratorio medico. In quel laboratorio c’è un frigorifero e dentro allo stesso dovrebbe trovarsi la pianta che questo gruppo criminale ha rubato. Ovviamente, la torre non è vuota, ma sta a te decidere come muoversi, se iniziare a combattere contro la gente lì dentro oppure entrarvi furtivamente. Io, con la mia balestra, cercherà di spianarti la strada restando a distanza. - A quel punto avrei indicato un piccolo palazzo situato vicino alla torre.

    Ma non solo: gli avrei anche fornito le istruzioni su come scalare la torre dall'esterno, se lo avesse voluto. Per farlo avrebbe dovuto concentrare il chakra sotto la pianta dei piedi e provare, un passo alla volta, a camminare sulla superficie verticale fino a raggiungere il piano desiderato. Tuttavia, - e questo egli lo avrebbe scoperto anche da solo, - la cosa non sarebbe stata per niente facile. Dopo il primo piano, che sarebbe stato il più facile da percorrere, al secondo piano il ninja di Oto avrebbe avuto delle maggiori difficoltà, a causa del fatto che la parete era liscia ed egli scivolava giù. Infine, al terzo piano avrebbe percepito come una forza misteriosa, che lo respingeva: usare il chakra adesivo gli sarebbe stato impossibile.

    Ovviamente, durante tutto quell’ambaradan, avrei sicuramente dovuto fare i conti con il tizio che avevo incontrato nell’Ospedale vicino a Oto. Non avevo dubbi che si sarebbe a un certo punto manifestato.

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    Posizionatomi sul tetto della palazzina nei pressi della torre, avrei rivolto la balestra verso le ampie finestre. Il mio sguardo, gli occhi rossi, si sarebbero lentamente attivati provando a guardare oltre le pareti, mentre avrei fatto il cenno all’otese di entrare.
    La palla, quindi, sarebbe passata a lui e lui avrebbe dovuto decidere come farlo.



    Edited by leopolis - 20/2/2024, 16:30
     
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    pioggia di difficoltà: kuroshi e l'assalto alla torre

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    Di strada verso Ame i due shinobi continuavano a chiacchierare. Un modo forse per poter apprendere qualcosa in più sull'altro. D'altronde c'era da affrontare una missione seria e pericolosa, e conoscere il proprio partner era sicuramente un punto a favore, e forse chissà si sarebbe potuta creare anche una certa alchimia.

    Kuroshi trovò che Takamoto, questa volta sembrava molto più affabile di quando lo aveva conosciuto ormai gironi fa. Aveva un fare più amichevole, ma sempre mantenendo una certa aura di mistero. Per la prima volta lo vide anche sorridere addirittura. Reazione dovuta all'affermazione del giovane otese riguardo ai suoi superiori.

    Sembri saperne molto sui vari Shinobi che governano Oto disse dopo aver ascoltato cosa quest'ultimo aveva da dire sull'elite, se cosi la si poteva definire, del villaggio del suono.

    Nonostante vivesse ad Oto da tutta la sua vita, aveva visto solo in rare occasioni i due personaggi menzionati da Takamoto, ma non aveva mai avuto possibilità di interagire con loro. In effetti, come sottolineava, Kuroshi non li conosceva affatto, tutto ciò che sapeva era basato su storie e racconti. Diogene e Febh erano considerate figure leggendarie qui a Oto. Crescendo, il giovane genin aveva sentito racconti di audacia che coinvolgevano questi due. Ma spesso erano solo storie di battaglie.

    Capisco, rispose il piccolo Otese con fare serio. Fai ciò che vuoi. Talvolta ciò che devi. Questo è un mantra che forse è radicato nella mentalità della maggior parte degli otesi fin da quando sono nati. si prese un attimo di pausa, come se stesse mettendo in ordine i propri pensieri. Ma questo non è ciò che mi hanno insegnato! Kuroshi aveva ricevuto una disciplina diversa da qualsiasi altro abitante di Oto. Il risultato era dovuto all'intreccio e il mix di cultura derivante da Oto stesso ma anche in parte da Kumo.

    Proprio perché qui c'è l'idea di fare ciò che si vuole che il villaggio e praticamente in decadenza terminò riferendosi principalmente alla realtà odierna del villaggio del suono, dove farabutti e assassini ormai dominano le strade.

    Mi sembra un piano solido, rispose il piccolo Otese, valutando attentamente le opzioni. Lui sarebbe andato in prima linea mentre il suo compagno e gli avrebbe coperto le spalle con la balestra. In questo modo avrebbero sfruttato al meglio le loro abilità complementari.

    Più ci si avvicinava ad Ame più il meteo sembrava cambiare. il cielo era diventato via via sempre più grigio, e un forte odore di pioggia iniziava a diffondersi nell'aria. La pioggia iniziò a cadere senza sosta, come se il cielo fosse sempre grigio e minaccioso sopra il villaggio; e il suono costante della pioggia che cadeva, era un rumore persistente e monotono che riempiva l'aria intorno a loro.

    Ogni passo sembrava diventare sempre più pesante sulle strade bagnate e scivolose, mentre le gocce cadenti dalle foglie degli alberi creavano un suono rilassante ma allo stesso tempo inquietante creando un'atmosfera umida e gelida.

    Il villaggio della Pioggia era un luogo cupo e tetro, caratterizzato da un clima grigio e piovoso che sembra quasi riflettere lo stato d'animo dei suoi abitanti. Poco prima di arrivare ai cancelli, il genin, aveva l'impressione di essere sopraffatto dalla sua atmosfera oscura e malinconica.

    Le strade sono bagnate e scivolose, con pozze d'acqua che riflettevano il cielo grigio sopra di loro. Le case sembravano invecchiate e logore, con tetti che perdevano, e le strade erano scarsamente illuminate, creando un senso di mistero e incertezza.


    Mentre Kuroshi attraversa il villaggio sotto la pioggia incessante, i suoi pensieri erano un turbinio di emozioni contrastanti. Innanzitutto, la costante pioggia gli provocava una sorta di oppressione, che allo stesso tempo, si trasformava in meraviglia misto a timore di fronte alla maestosità e all'oscurità del villaggio. Le strade davano l'impressione di essere un terreno ostile, mentre le tante torri che si ergevano vecchie e decrepite suscitavano la sua curiosità su quali segreti avrebbero potuto nascondere.

    Il tutto si presentava come un miscuglio di paura, meraviglia, determinazione e una spruzzata di speranza, mentre cercava di navigare attraverso il villaggio della Pioggia sotto il suo costante diluvio.

    Ci furono lunghi istanti di silenzio, che fu interrotto solo dalle parole di Takamoto. Capisco la situazione. Entrare nel villaggio di Ame senza destare sospetti sarà una sfida, ma sono pronto. rispose il piccolo Otese, concentrato.

    Appena all'interno del villaggio, il piccolo Otese si mise in guardia, pronto a muoversi con cautela, cercando di muoversi con discrezione.

    Una volta raggiunto il punto in cui vi era il loro obiettivo, ovvero una delle tante torri che si ergevano come giganteschi guardiani di un antico segreto. Takamoto spiegò al giovane otese che secondo le informazioni che aveva ricevuto la pianta era ben nascosta nell'edificio dinanzi a loro. Il ragazzo annuì alla spiegazione del proprio compagno. Se possibile, preferirei evitare il conflitto diretto e penetrare furtivamente. rispose pensando che fosse la strategia migliore da adottare.

    Preso atto di ciò lo shinobi di Kumo forni alcuni consigli ed indicazioni al genin, per poter agire al meglio in una situazione che poteva sembrare più grande di quest'ultimo. Kuroshi osservò la torre lanciando uno sguardo dal basso verso l'alto. Sarebbe stata un impresa ardua ma a quel punto non poteva tornare indietro.

    Si voltò nuovamente verso il suo compagno, che però si era già volatilizzato, andandosi a posizionare al suo posto di combattimento, lasciando il ninja del suono alla sua missione.

    Il ninja di Oto si trovava di fronte alla sfida di scalare la torre per raggiungere il laboratorio medico al terzo piano e recuperare la pianta rubata dal gruppo criminale. Aveva ricevuto istruzioni su come utilizzare il chakra per arrampicarsi sulla superficie verticale della torre, ma sapeva che non sarebbe stato facile.

    Con occhi concentrati e mente determinata, avrebbe iniziato il suo tentativo di scalare la torre. Chiudendo gli occhi per un istante per trovare il giusto equilibrio interiore, avrebbe sentito il flusso del chakra iniziare a scorrere attraverso il suo corpo, concentrandosi soprattutto sotto la pianta dei piedi.

    Con una leggera pressione dei piedi contro la parete verticale della torre, avrebbe iniziato a sentire la sensazione di aderenza mentre il chakra iniziava a stabilizzare la sua presa. Tuttavia, anche con tutta la sua preparazione e concentrazione, il primo tentativo non andò come previsto. Non appena iniziò a sollevarsi, una combinazione di tensione e nervosismo lo fece scivolare verso il basso, il chakra sotto i piedi non era ancora abbastanza stabile per mantenere la presa. Ne ottenne una caduta imbarazzante che lo fece schiantare al suolo dopo solo pochi passi.

    Non demordendo, decise di provare ancora una volta. Concentrando tutte le sue energie e focalizzando la sua determinazione, fece un secondo tentativo. Ancora una volta, però, la parete sembrava resistere al suo avanzare. Nonostante i suoi sforzi, il ninja perse di nuovo la presa, scivolando giù con un senso di frustrazione che si fece strada nella sua mente.

    Con rinnovata determinazione, prese fiato e si preparò per il terzo tentativo. Questa volta, con una combinazione di concentrazione acuita e controllo del chakra, sembrò riuscire finalmente a trovare la stabilità necessaria. Lentamente iniziò a salire con sicurezza il primo piano della torre, il chakra sotto i piedi tenacemente ancorato alla superficie ruvida, portandolo un passo più vicino al suo obiettivo.

    Arrivato al secondo piano della torre, il ninja di Oto si trovò di fronte a una sfida ancor più ardua. La superficie della parete diventava più liscia e priva di qualsiasi sporgenza su cui aggrapparsi, mettendo a dura prova le sue abilità di scalata. Con ogni passo avanti, il chakra sotto i piedi diventava sempre più instabile, e il ninja lottava per mantenere la sua presa mentre cerca di avanzare.

    Ogni tentativo di avanzare si traduceva in un'agonizzante lotta contro la forza di gravità. Il ninja si ritrovava a scivolare giù più volte, sentendo il terreno cedere sotto i suoi piedi mentre cercava disperatamente di trovare un punto di ancoraggio sufficientemente stabile. Ogni volta che sembrava di aver trovato una presa, questa si rivelava effimera, e il ninja si ritrovava di nuovo a lottare per non cadere.

    In questo momento critico, il ninja doveva bilanciare con precisione la quantità di chakra da utilizzare con la forza necessaria per muoversi senza perdere il controllo. Doveva trovare l'equilibrio perfetto tra concentrazione e controllo, cercando di superare la sfida con una determinazione ferrea.

    Nonostante le difficoltà incontrate, il ninja non si arrendeva, aveva una missione da portare a termine. Con ogni caduta e ogni nuovo tentativo, imparava dagli errori e adattava la sua strategia di scalata, migliorandola. Con perseveranza e tenacia, continuava a cercare una via verso l'alto, sapendo che l'obiettivo finale giustificava ogni sacrificio e ogni momento di difficoltà.

    Con ogni nuovo sforzo, il ninja si avvicinava sempre di più al terzo piano della torre, dove lo attendeva la sfida più grande. Ma per ora, doveva concentrarsi sul superare questo ostacolo immediato, lottando contro la gravità e la superficie scivolosa della parete con tutto il suo ingegno e la sua determinazione.

    Giunto finalmente al terzo piano della torre, il ninja di Oto si trovava di fronte a una sfida che supera ogni aspettativa. Non appena tentava di utilizzare il chakra adesivo per stabilizzare la sua presa sulla superficie verticale, veniva respinto da una misteriosa forza che sembrava contrariare ogni suo sforzo. La sensazione era simile a un'improvvisa corrente d'aria che lo spingeva via, anche se nell'aria non c'è alcun movimento percepibile.

    Kuroshi provava e riprovava, cercando di superare questa sorta barriera invisibile, ma ogni tentativo si concludeva con lo stesso risultato: fallimento. La frustrazione cresceva mentre si rendeva conto che l'uso del chakra adesivo, così efficace fino a questo punto, non era utile in questa situazione.

    Ma che diavolo succede? perché non riesco a proseguire?? si domandava ignaro della forza che gli impediva di raggiungere finalmente il suo obiettivò. Si voltò in direzione del palazzo in cui sarebbe dovuto essere appostato lo shinobi d Kumo cercando di individuarlo.


     
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    La ricerca della pianta


    Post 4 - La scalata



    - Sì, - risposi alla sua affermazione sulla mia conoscenza degli shinobi che governano Oto. - Sono un commerciante e come tale devo sapere le… “particolarità”... di ogni regione in cui mi reco. -

    Avrei anche potuto aggiungere che Oto non era di certo tra le destinazioni preferite da coloro che volevano diventare ricchi. Tutt’altro. Si trattava di una delle mete meno preferite in assoluto, a causa del Caos, della sporcizia e di tutto ciò che vi regnava, mafia compresa. Il buon ragazzo forse si sentiva fortunato di essere capitato a Oto, ma ben presto avrebbe scoperto che la permanenza in quel villaggio non aveva alcunché di buono. Si trattava, tutt’altro, di ciò che in molti consideravano (a ragione) una vera e propria maledizione. Coloro che nascevano a Oto dovevano sorbirsi una vita da…

    “Eterni inferiori”.

    Quando poi ripeté ciò che io stesso gli avevo detto, non mi rimase altro che osservarlo con uno sguardo… vuoto, ma curioso, seppur leggermente, quasi come a voler sapere meglio cosa teneva in serbo per lui la Divina Provvidenza e in che modo sarebbe giunto a termine quel suo cammino umano.

    - Comunque, ricordati che non sei otese e ciò potrebbe anche darti dei vantaggi… forse. -

    Oltre alla disciplina, che sicuramente al ragazzo non mancava, bisognava avere anche altre capacità e peculiarità per poter splendere in quel di Oto, ovvero una certa elasticità mentale.

    Comunque fosse, gli intrecci tra l’otese e il suo villaggio erano un’altra storia che di certo non vi sto qui a descrivere, complice anche il fatto che avevamo bisogno di sbrigarci e raggiungere la torre. Dunque feci solo un cenno con il cpao quando l’otese mi disse che il mio piano era abbastanza solido e, in fin dei conti, approvammo il mio progetto.

    Quando disse di voler evitare il conflitto, non obiettai in alcun modo, ma abbassai il capo come in un cenno di assenso. Era una sua decisione e, di certo, non potevo mettermi lì a contrastarla. - Considera solo che in un certo momento la situazione potrebbe comunque sfuggirti dalle mani. - Ed anche ciò che avevo appena detto era vero. Perché durante le missioni di quel tipo non si era mai davvero al sicuro. Non si sapeva mai per davvero ciò che sarebbe potuto arrivare e come lo avrebbe fatto.

    Comunque fosse, si mise in moto e scalò i primi due piani della torre per fermarsi subito dopo.

    “Ci dev’essere qualcosa che gli impedisce di andare oltre”, - pensai vedendolo fermarsi. Probababilmente, oltre a quel punto avrebbe dovuto proseguire a piedi.

    In quel momento puntai la balestra contro una delle finestre vicino al giovane ninja e schiacciai sul pulsante della balestra, dopo di che il dardo partì nella direzione da me prescelta. Lui avrebbe solo visto il dardo conficcarsi nel muro, vicino alla finestra.

    La mia indicazione a quel punto era chiara: avrebbe dovuto rompere la finestra ed entrare nell’edificio per continuare la sua scalata a piedi, senza che potessi aiutarlo più di tanto.

    Non appena lo avrebbe fatto, - perché continuare la scalata risultava impossibile in quel modo, - si sarebbe ritrovato in un corridoio lungo, con le pareti bianche ai lati e le piastrelle sotto i suoi piedi. Sembrava a tutti gli effetti uno di quei tipici corridoi di un qualsiasi laboratorio e, avventurandosi lungo lo stesso per raggiungere la scalinata che si vede in mezzo al piano, il buon shinobi avrebbe dovuto percorrerlo.

    A lui la decisione su come farlo, ma doveva ricordarsi che ogni scelta avrebbe comportato dei rischi e delle opportunità.

    Dopo pochi passi, comunque, egli avrebbe visto delle linee rosse, orizzontali, che partivano da un muro verso l’altro. Andavano con un pattern particolare: due linee in basso, due in alto, una in basso, una in alto e così via. L’unico ottimo modo per passarci era di mettersi con i piedi sul muro e correre in maniera parallela al terreno, diminuendo o aumentando l’altezza di corsa a seconda della posizione delle linee.


     
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    Lo shinobi avanzava con la silenziosa eleganza, muovendosi con cautela lungo la superficie della torre. Ogni passo era ponderato, ogni movimento calcolato, mentre la sua mente restava costantemente vigile, pronta a cogliere anche il più piccolo segnale di pericolo.

    Le prime fasi della scalata erano trascorse relativamente senza intoppi di rilievo, ma ora, di fronte a un nuovo ostacolo, Kuroshi si trovava ad affrontare una sfida che metteva alla prova la sua astuzia e la sua determinazione. Con un gesto impercettibile, si fermò, i sensi tesi mentre valutava la situazione.

    La torre si ergeva imponente di fronte a lui, le sue pareti di pietra oscura sembravano sussurrare antichi segreti. Ogni angolo, ogni crepa, poteva nascondere un pericolo mortale, e l'otese ne era consapevole. Con attenzione, scrutò l'ambiente circostante, cercando un varco, una via d'uscita da quella situazione intricata. C'era qualcosa che gli impediva di proseguire oltre il secondo piano.

    Qualcosa di non propriamente definito, una strana forza invisibile continuava a respingerlo all'indietro. Era chiaro che da lì non sarebbe passato. Il silenzio regnava sovrano, rotto solo dal lieve fruscio del vento che carezzava le pareti di pietra. Lo shinobi, immobile come una statua, ponderava ogni possibilità, ogni strategia che potesse condurlo oltre quell'ostacolo apparentemente insormontabile.

    Bisognerà agirarlo! La sua mente lavorava a pieno regime, analizzando ogni dettaglio dell'ambiente circostante, cercando una soluzione che gli consentisse di proseguire nella sua missione.

    L'arrivo improvviso del dardo, sibilante nel penetrare l'aria, non passò inosservato al ragazzo. Il fulmineo movimento del proiettile, vicino alla finestra, era un segnale chiaro e inequivocabile proveniente dal suo alleato che gli indicava un alternativa da seguire

    Da quel momento avrebbe avuto solo una parziale copertura del suo compagno. Avrebbe dovuto proseguire da solo da quel punto in poi. E cosi fece. Si avvicinò alla finestra indicata dal dardo, diede uno sguardo all'interno per assicurarsi che vi fosse via libera. una vola accertatosi di ciò estrasse un [Kunai] dalla sacca, e lo infilò al centro nella fessura della finestra. Iniziò cosi a forzare la finestra con movimenti lenti ma decisi. Ci impiegò poco prima che la fessura si piegasse sotto i colpi del Kunai.

    Lentamente la spalancò, un altra occhiata all'interno per essere sicuro che la via fosse ancora libera, per poi avventurarsi all'interno della torre. Mentre il genin varcava l'apertura della finestra, venne accolto da un'atmosfera oppressiva e carica di suspense. L'interno dell'edificio si svelò lentamente di fronte a lui, un mondo avvolto dall'oscurità e permeato da un senso di mistero palpabile.

    Il corridoio, illuminato solo da un debole bagliore proveniente da lontano, si estendeva davanti a lui come un sentiero tortuoso attraverso l'ignoto. Le pareti, immacolate e bianche, sembravano pulsare con un'energia sinistra, come se celassero segreti antichi e pericolosi. Ogni segno, ogni crepa nelle loro superfici lisce sembrava urlare silenziosamente una storia di intrighi e tradimenti.

    Il silenzio era quasi tangibile, interrotto solo dal lieve sussurro del vento che si insinuava tra le fessure delle finestre e dai passi leggeri dello shinobi che echeggiavano nel vuoto. Ogni respiro era carico di anticipazione, mentre avanzava con passo felpato, le sue orecchie tese a captare anche il più insignificante dei suoni. [Abilità]

    La luce che filtrava attraverso le finestre spesso oscurate da tendaggi svolazzanti disegnava strane ombre sulle pareti, creando illusioni e ingannando la mente.

    Ogni passo avanti era un'immersione sempre più profonda in un labirinto di misteri e pericoli. Il ninja sentiva il brivido dell'ignoto corrergli lungo la schiena, ma la sua determinazione provava a rimanere salda. Era pronto ad affrontare qualsiasi sfida si presentasse lungo il suo cammino, deciso a scoprire i segreti che l'edificio celava nelle sue profondità oscure.

    Prestava attenzione a ogni minimo dettaglio, consapevole che anche la più innocua delle scelte avrebbe potuto rivelarsi cruciale. E non tardò a trovarsi di fronte a un enigma apparentemente insormontabile: delle strane linee rosse che solcavano il corridoio.

    Con gli occhi squadrati e penetranti, scrutò le linee rosse che si dipanavano lungo il corridoio come fili di un intricato tessuto. Era consapevole che quel pattern nascondeva più di quanto sembrasse a prima vista. Ogni tratto, ogni angolo, era carico di significato, come geroglifici su un antico rotolo di pergamena, e lui doveva decifrare il loro messaggio con la precisione di un chirurgo.

    Ogni movimento delle linee rosse era un enigma da risolvere, un indizio che lo avrebbe condotto alla soluzione. E lo shinobi non poteva permettersi di sbagliare.

    Con una concentrazione acuta, si immerse completamente nel pattern intricato, analizzando ogni dettaglio con una precisione maniacale. Ogni curva, ogni intersezione, veniva esaminata attentamente, come un maestro calligrafo che traccia i suoi pennelli sulla carta di riso.

    Il tempo sembrava rallentare mentre si abbandonava completamente al processo di decodifica. La sua mente era un turbine di pensieri e strategie, cercando di anticipare ogni possibile trappola o insidia nascosta nel disegno delle linee rosse.

    Dopo qualche attimo di assoluta contemplazione, un lieve sorriso comparve sul volto. Sembrava che il ragazzo avesse capito lo schema dietro quella trappola. Cosi si preparò a mettere in atto la sua strategia.

    Con la maestria di un artista marziale, posizionò i piedi sul muro intinsi di chakra per ottenere una maggiore adesione. La sua agilità gli avrebbe permesso di adattarsi con facilità anche agli spazi più angusti, muovendosi con la fluidità di una foglia portata dal vento.

    Il battito del suo cuore diventò il metronomo della sua determinazione, un suono costante che lo guidava attraverso l'oscurità del corridoio. Con la massima concentrazione, iniziò ad avanzare lungo il muro, le sue scarpe aderenti alla superficie liscia come ventose.

    Con movimenti agili e precisi, sollevò leggermente il piede sinistro, posandolo delicatamente contro il muro mentre manteneva la stabilità con l'altro piede. Sentì la pressione contro il suo corpo mentre si spostava lentamente in avanti, seguendo il percorso tracciato dalle linee rosse con uno sguardo acuto.

    Ogni passo era un balletto di equilibrio e coordinazione, un'armonia tra mente e corpo. Con un respiro profondo, sollevò il piede destro, posizionandolo con precisione accanto al sinistro mentre mantenendo una posizione leggermente piegata per mantenere il centro di gravità basso e la stabilità.

    Il suo sguardo rimase fisso sulle linee rosse, mentre con la coda dell'occhio percepiva il disegno del corridoio che sfrecciava velocemente accanto a lui. Ogni curva, ogni salto, richiedeva una sincronizzazione perfetta tra mente e muscoli.

    Quando una linea rossa indicava un'alta elevazione, lo shinobi alzava leggermente entrambi i piedi per correre parallelo al terreno, aumentando la sua altezza di corsa per adattarsi alla posizione delle linee. Quando invece una linea indicava una bassa elevazione, abbassava leggermente il corpo, quasi strisciando lungo il muro per mantenere la sua traiettoria parallela al pavimento.

    Ogni movimento era fluido, come se lo shinobi fosse parte integrante del corridoio stesso. Il suono dei suoi passi si fondeva con il ritmo del suo cuore, creando una sinfonia di determinazione e abilità mentre si avventurava sempre più in profondità.

     
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    La ricerca della pianta


    Post 5 - La ringhiera



    Notai con una certa soddisfazione il modo in cui il mio compagni di missione, che fino a quel momento si era rivelato estremamente bravo nella gestione anche di quelle situazioni che a prima vista sembravano le più complesse, tirò fuori un kunai e si procurò, da solo, sebbene non senza qualche difficoltà di troppo, l’accesso al palazzo. Lì trovò ciò che si poteva considerare a tutti gli effetti un ambiente quasi laboratoriesco, come già descritto, anche se non con qualche particolarità extra.

    Riuscì a evitare i raggi laser grazie a una serie di movimenti fluidi e veloci, ma soprattutto precisi, manifestando un controllo di chakra sotto la pianta dei piedi che non si poteva di certo dire normale. Non, almeno, per i coetanei del buon otese, che difficilmente avrebbero potuto usarlo con cotanta precisione e dinamicità.

    Il balletto di equilibrio e coordinazione che l’otese aveva messo in atto durò giusto qualche secondo, il tempo di arrivare alla fine di quello spettacolo e potersi di nuovo godere una camminata sulle piastrelle lucidate.

    A quel punto aveva raggiunto la scalinata e ora doveva “solo” salire al piano superiore per poter raggiungere la stanza con la pianta e portarla via da quel laboratorio. La missione, a dirla tutta, non sembrava delle più semplici tra quelle che il buon ninja aveva fatto e anche salire quella scalinata non sarebbe stato facile, anche perché, persino a occhio nudo avrebbe visto che alcune piastrelle della scalinata erano leggermente diverse dalle altre.

    Per giunta, a quel punto usare il muro per “evitare” di salire sulla scalinata sarebbe stato impossibile: anche a quel punto sul muro sembrava essere stata applicata un qualche tipo di sostanza anti-adesiva che non gli permetteva appunto di camminarvi. La buona notizia è che alla sua sinistra l’otese avrebbe trovato una ringhiera composto da paletti in acciaio che egli avrebbe potuto usare per superare quella specie di scalinata senza poggiare il piede sulle lastre situate sul pavimento.

    Ci sarebbe voluto un altro po’ di controllo e, soprattutto, un’altra particolarità: i paletti in acciaio a cui l’otese poteva applicare il proprio piede per superare la scalinata non erano sufficienti e c’erano diversi spazi vuoti. Ciò significava che l’otese avrebbe dovuto applicare il chakra adesivo a un paletto, tenerlo incollato al proprio corpo, poi posizionarlo nello spazio vuoto e successivamente metterci il piede per salire infine fino alla fine della scalinata.

    In questo modo avrebbe perfezionato, finalmente, il suo controllo del chakra in modo tale da poterlo usare senza problemi in futuro.

    [...]



    Una volta giunto al 3° piano, dove si trovava la stanza con la pianta, però, le cose si sarebbero fatte più complesse. A quel punto tutto ciò che concerneva il controllo del chakra sarebbe passato in secondo piano (scusatemi la tautologia), perché il buon otese avrebbe dovuto superare un ostacolo fisico: un uomo in un camice bianco, con una cartella verde in mano, con gli occhiali sul naso che lo osservava stranito.

    Era sicuramente uno degli specialisti di quel laboratorio e, considerando come lo stava guardando, era chiaro anche che non lo riconosceva:

    - Intrusi, - disse sotto il naso per poi allontanarsi a passo svelto verso l’altra direzione.

    Stava dando l’allarme e l’otese doveva fare qualcosa se non voleva venire scoperto, perché poi le sue possibilità di portare la missione a termine sarebbero state notevolmente ridotte.
     
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    navigando tra le difficoltà: l'intricato percorso dell'otese

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    L'otese, man mano che procedeva iniziava ad acquisire una padronanza sorprendente del proprio chakra. Con movimenti che sembravano sfidare la legge della gravità, riuscì a schivare i raggi laser con una serie di passi fluidi e veloci. Ma ciò che davvero impressionò fu i suoi movimenti precisi, un controllo così fine del chakra sotto i suoi piedi che sembrava quasi soprannaturale.

    Il modo in cui l'otese riuscì a bilanciare equilibrio e coordinazione mentre schivava i pericoli era semplicemente straordinario. In soli pochi secondi, completò il suo balletto di sopravvivenza, permettendosi infine di godere di una tranquilla passeggiata sulle piastrelle lucidate, apparentemente indifferente al pericolo che aveva appena sfidato con tale destrezza.

    Kuroshi si trovava di fronte a una nuova sfida: raggiungere il piano superiore per recuperare la pianta tanto ambita. Era consapevole che questa missione non sarebbe stata facile, soprattutto considerando le particolari circostanze.

    La scalinata di fronte a lui rappresentava un ostacolo non da poco. La scrutò attentamente, valutando ogni dettaglio con la precisione di un maestro artigiano. La sua mente riconobbe subito che quella non era una scalinata comune. Oltre alla sua complessità intrinseca, notò immediatamente le differenze tra le piastrelle.

    L'istinto gli suggerì che quelle variazioni non erano casuali. Piuttosto, indicavano una possibile presenza di trappole o dispositivi di sicurezza nascosti, pronti a intrappolare chiunque non fosse sufficientemente attento. Con uno sguardo acuto e concentrato, tracciò mentalmente un percorso attraverso la scalinata, valutando i rischi e pianificando ogni passo con cura. Per lui, l'agilità fisica era solo una parte dell'equazione. Era la sua capacità di osservazione e analisi che gli avrebbe permesso di superare questa sfida con successo.

    La scoperta che il muro fosse reso impraticabile da una sostanza anti-adesiva aggiunse un ulteriore livello di difficoltà, costringendolo a dover rivedere la strategia appena elaborata. Con un'occhiata veloce verso sinistra, individuò la ringhiera di paletti in acciaio, un'improvvisa opportunità che si presentava nel momento del bisogno. In un istante, la sua mente calcolò la distanza, l'altezza e il modo migliore per utilizzare quella struttura come supporto per superare l'ostacolo.

    Si accorse però che vi era qualche paletto in meno, e che percorrerla camminandoci su non era proprio una cosa fattibile. Dovette cosi rivedere nuovamente la sua strategia. Anziché lasciarsi scoraggiare, la sua mente agiva rapidamente, elaborando un metodo efficace per superare questa nuova difficoltà. Avrebbe provato nuovamente a fare ricorso al chakra adesivo in modo preciso e controllato per sfruttare al meglio i pochi paletti disponibili.

    Con attenzione meticolosa, iniziò applicando il chakra adesivo al paletto, assicurandosi che si distribuisse uniformemente lungo la superficie metallica. Tuttavia, le condizioni non erano ideali: l'adesivo sembrava resistere meno del previsto, rendendo il processo più lungo e complicato del solito. L'otese dovette dedicare più tempo del previsto a questa fase, concentrandosi al massimo per garantire una presa sicura.

    Una volta che l'adesivo fu applicato, posizionò il paletto nello spazio vuoto lungo la ringhiera. Tuttavia, i problemi non erano ancora finiti: il paletto sembrava non essere del tutto saldo nella sua posizione desiderata. Fu costretto a lottare contro quest'altro piccolo inconveniente, stringendo i denti e usando tutta la sua forza per mantenere il paletto fermo.

    Finalmente, dopo vari tentativi e momenti di frustrazione, il paletto fu posizionato correttamente. Ma la sua sfida non era ancora terminata. Mentre tentava di sollevarsi per utilizzare il paletto come appoggio, Kuroshi scoprì che il suo chakra non rispondeva come previsto. Una sensazione di spossatezza lo travolse improvvisamente, rendendo difficile anche il più semplice dei movimenti.

    Con tenacia e determinazione, lottò contro la sua stanchezza, cercando di mantenere il controllo del chakra nonostante le difficoltà. Lentamente, con sforzo, riuscì finalmente a sollevarsi e a proseguire il suo cammino lungo la scalinata. Ogni passo era un'agonia, ma si aggrappò alla sua determinazione, consapevole che il successo dipendeva dalla sua capacità di superare le difficoltà e continuare ad avanzare nonostante tutto.

    E così, con la mente e il corpo esausti, continuò la sua ascesa lungo la scalinata. Man mano che procedeva sembrava acquisire maggior padronanza e sicurezza. Alla fine nonostante le difficoltà riuscì ad arrivare in cima alla scalinata, dove avrebbe finalmente raggiunto il terzo piano; l'obiettivo principale.

    Non appena varcata la soglia oltre la scalinata, il giovane ninja si trovò proiettata in un altro corridoio. Era illuminato da luci fluorescenti che proiettavano una pallida luce bianca sulle pareti anch'esse bianche e pulite. Il pavimento era ricoperto da un tappeto grigio scuro, ammortizzante sotto i passi. L'aria era impregnata di un odore sottile che sembrava disinfettante, suggerendo un ambiente di lavoro sterile e controllato.

    da quel momento in poi, le cose probamente sarebbero state ancor più difficili. Di fatti non appena infiltratosi al terzo piano, si trovò di fronte a un nuovo ostacolo inaspettato: un uomo vestito con un camice bianco. Era evidente che quell'uomo era uno degli specialisti del laboratorio, e dalla sua espressione perplessa, era chiaro che non si aspettava la presenza del genin.

    Il cuore del ragazzo si contrasse in un sobbalzo mentre il suo addestrato istinto di sopravvivenza lo avvertiva del pericolo imminente. Non c'era tempo per esitazioni. Doveva agire rapidamente per evitare di essere scoperto e mettere a rischio l'intera missione.

    Con il fiato sospeso, l'otese osservò mentre l'uomo pronunciava le sue parole sotto il naso, annunciando con tono sospettoso la presenza di intrusi. Era il momento critico. Sapeva che se non avesse agito con prontezza, sarebbe stato catturato e la sua missione sarebbe stata compromessa.

    Con una decisione rapida, l'otese si sarebbe mosso con agilità e precisione. Avanzndo scattando verso l'uomo [Slot Azione I]. Con un movimento fluido e rapido, non appena sarebbe stato abbastanza vicino le sue braccia si sarebbero avvolte rapidamente intorno al collo dell'uomo [Slot Azione II]. Con una presa decisa e implacabile avrebbe iniziato a stringere, le sue braccia come tenaglie attorno al collo vulnerabile dell'uomo.



    Probabilmente avrebbe iniziato a contorcersi istintivamente, cercando disperatamente di liberarsi dalla morsa oppressiva di Kuroshi. Tuttavia, ogni tentativo sarebbe stato vano, perché più si sarebbe dimenato più la morsa sarebbe stata ferrea . Avrebbe così sentito il suo respiro diventare sempre più difficile, il flusso d'aria sarebbe stato bloccato dalla stretta implacabile del ninja.

    Il suono soffocato di un respiro strozzato avrebbe echeggiato nel corridoio. L'uomo avrebbe sicuramente lottava, ma l'otese era un membro del clan Akodou e le loro prese erano letali.

    La morsa si sarebbe stretta sempre di più, te in pochi secondi sarebbe svenuto. Con ogni fiato sempre più corto e disperato, l'uomo avrebbe sentito le sue forze abbandonarlo, mentre il buio incombeva sulla sua visione. L'uomo, privo di energia, sarebbe crollato tra le braccia dello shinobi, ma sarebbe stato ancora vivo, avrebbe perso solo i sensi [Slot azione III].

     
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    La ricerca della pianta


    Post 6 - I primi scontri



    Sebbene non con qualche difficoltà di troppo, il buon otese riuscì ad apprendere anche un’altra particolarità del chakra adesivo e cominciò a spostare le sbarre in ferro in maniera tale da posizionarle orizzontalmente lungo la ringhiera e in questo modo superare la scalinata.

    Bisognava dire che con un po’ di esperienza in più e qualche sforzo extra l’otese sarebbe riuscito a fare decisamente meglio, in maniera più silenziosa e senza provocare il rumore. Tuttavia, nonostante tutto la sua missione si poteva considerare completa, specialmente per tutto ciò che riguardava l’apprendimento della capacità di camminare sulle superfici verticali. Una storia diversa poteva essere raccontata per tutto ciò che riguardava l’intrusione nell’edificio, tant’è che quando il giovane otese vide uno scienziato presente nel corridoio, si mise in moto praticamente subito avanzando verso lo stesso con la massima agilità e precisione che uno shinobi avrebbe mai potuto avere. Il suo movimento, per quanto veloce e fluido, presentava comunque dei problemi, in quanto non era abbastanza silenzioso. Ciò significava che i suoi movimenti non sarebbero stati ignorati dal bersaglio: quando il ninja si avvicinò per arrotolare le proprie braccia intorno alla sua testa, lo scienziato provò con tutte le proprie forze a dimenarsi, in maniera tale da fare tutto il possibile e non per sopravvivere a quella specie di morsa. Solo in un ultimo istante riuscì a proferire l’ordine:

    - INTRUSI! - Disse a voce più alta del solito. Quindi, quando Kuroshi iniziò a stringere in maniera più rapida e forte, lo scienziato perse i sensi cadendo sulle piastrelle di quel laboratorio come un sacco di patate.

    La cattiva notizia è che quella sua parola era stata sentita e sembrava anche che fosse stata in maniera abbastanza forte e chiara. Pochi istanti dopo, l’otese vide altre due figure sbucare dall’altro lato del corridoio e a quel punto non si trattava di scagnozzi qualsiasi, falegnami, costruttori di case ubriachi e quant’altro. Come avrebbe potuto vedere l’otese stesso, si trattava di ninja con il coprifronte della Pioggia, - probabilmente mercenari o qualcosa di simile, - che ora lo guardavano con fare malevolo.

    Un secondo dopo, i due avrebbero rapidamente [bruciato - SA1 A e B] la distanza che li separava dal ninja otese, per poi gettarsi sullo stesso. Kuroshi quindi avrebbe dovuto gestire una situazione che definire “problematica” era troppo poco e che, probabilmente, avrebbe comportato non pochi rischi.

    Comunque sia, in vicinanza al ninja otese, prima di tutto si sarebbe dato da fare il primo ninja, che avrebbe provato a [colpire - SA2 A] il ninja di Oto con la wakizashi, puntando al muscolo quadricipite della sua gamba destra in quel che si poteva considerare un affondo veloce e diretto. Subito dopo avrebbe ritirato la sua lama per [tentare - SA3 B] un fendente dall’alto verso il basso, di quelli che miravano alla testa del povero malcapitato con una sola intenzione: provare a metterlo fuori gioco.

    L’altro, invece, che chiameremo semplicemente B, avrebbe seguito una tattica radicalmente diversa. Una volta giunto nei pressi dell’otese, egli avrebbe aspettato che il suo stesso compagno portasse a termine la concatenazione dei propri colpi. Successivamente avrebbe composto [4 sigilli - Slot Tecnica 1 - Acqua Caramellosa] per poi sputare dinnanzi a sé un’enorme massa di un liquido gelatinoso e appiccicoso, che si sarebbe riversato sul terreno.

    L’otese, se fosse capitato nello stesso, avrebbe visto che muoversi in questa zona sarebbe stato molto complesso. Ma ne valeva la pena? E, comunque fosse, avrebbe sentito le parole del ninja B:

    - Hai fatto male a venire qui! Perché qui morirai! -

    A lui dunque la scelta su come e in che modo agire. Io, con il Magan, avrei potuto aiutarlo, anche se farlo non mi sarebbe stato così semplice come avrei voluto. E, infatti, guardando oltre i muri avrei visto la situazione…

     
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    sotto assedio: l'intrusione nella torre

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    Il cuore dell'otese martellava nel petto mentre l'adrenalina si diffondeva attraverso il suo corpo. La situazione stava rapidamente degenerando. La presenza improvvisa dello scienziato aveva cambiato tutto, trasformando un'operazione già rischiosa in un vero e proprio incubo. Con un istinto acuto da sopravvivenza, si mosse con la rapidità e la precisione di un ninja, cercando di neutralizzare la minaccia.

    I suoi passi erano veloci e silenziosi, ma non abbastanza da sfuggire all'orecchio attento dello scienziato stesso. Con una mossa fulminea, si avvicinò allo scienziato, cercando di bloccarlo prima che potesse reagire. Tuttavia, il suo tentativo non passò inosservato e lo scienziato emise un grido di allarme che risuonò nel corridoio.

    Kuroshi si rese conto dell'errore appena il suono uscì dalla bocca dello scienziato. Riusci a metterlo fuori gioco ma era come se quel grido avesse attivato un segnale di avvertimento, poiché pochi istanti dopo vide due figure emergere dall'ombra dell'altro lato del corridoio. Non erano semplici scagnozzi, ma veri e propri ninja con il distintivo della Pioggia sulle loro fronti.

    La tensione nell'aria era palpabile mentre gli sguardi dei ninja si fissavano su di lui con un'intensità malvagia. L'otese si trovava ora di fronte a una sfida ancora più grande, con il rischio di essere sopraffatto da forze nemiche superiori. Doveva trovare un modo per uscirne vivo da quella situazione sempre più pericolosa.

    Immediatamente, i due ninja si lanciarono verso l'otese con una determinazione spietata. Si preparò mentalmente ad affrontare una situazione estremamente critica, consapevole dei rischi imminenti. l primo ninja, avvicinandosi rapidamente, brandì la sua wakizashi con destrezza. Con un movimento rapido, cercò di colpirlo puntando direttamente al muscolo quadricipite della sua gamba destra. Era un affondo preciso e mirato, progettato per infliggere il massimo danno possibile.

    Il primo attacco del ninja avversario arrivò con una rapidità impressionante, ma Kuroshi era pronto. Con un istinto affinato dall'addestramento e dalla pratica, il giovane ninja otese valutò istintivamente la traiettoria dell'affondo, anticipando il movimento dell'avversario.

    Con un balzo laterale rapido e fluido, Kuroshi si inclinò verso sinistra, piegando il corpo con una flessibilità aggraziata. Il movimento, eseguito con una precisione millimetrica, gli permise di evitare la lama della wakizashi per un soffio, sfiorando appena il pericolo mentre il metallo tagliente sibilava nell'aria.

    Nel frattempo, i suoi sensi rimasero all'erta, le pupille dilatate focalizzate sull'avversario, mentre la sua mente elaborava istantaneamente il piano successivo. Non c'era tempo per esitazioni o dubbi; ogni istante contava in questa danza mortale.

    Il cuore gli ronzava nel petto, ma il suo respiro rimase controllato, quasi in sintonia con il ritmo frenetico della situazione. In quel momento di tensione estrema, l'adrenalina bruciava nelle sue vene, alimentando la sua determinazione. L'attacco passò vicino, ma Kuroshi rimase in piedi. [Slot Difesa I]

    Prima che l'otese potesse reagire completamente al primo attacco, il ninja ritirò la sua lama e la alzò per un fendente dall'alto verso il basso. L'obiettivo era chiaro: colpire la testa con una forza devastante, nell'intento di neutralizzarlo completamente. Dopo aver schivato il primo attacco rimase in posizione di guardia, pronto ad affrontare il secondo assalto del ninja avversario. Con gli occhi scrutatori fissi sull'avversario, percepì il lieve movimento del nemico mentre si preparava per il fendente successivo.

    Con una concentrazione intensa, prevedeva mentalmente la traiettoria dell'attacco imminente. Mentre il ninja sollevava la sua wakizashi per colpire dall'alto, Kuroshi interpretò istintivamente il punto di impatto previsto e pianificò la sua risposta.

    In un balzo coordinato e preciso, si lanciò all'indietro spostandosi di sei metri, muovendosi con una rapidità impressionante. Il suo corpo si piegò elegantemente, schivando la lama che tagliava l'aria con ferocia.

    Il tempo sembrava rallentare attorno a loro. Kuroshi rimase concentrato sul suo obiettivo, respingendo ogni distrazione mentre si concentrava completamente sull'avversario di fronte a lui. [Slot Difesa II]

    L'altro ninja, adottò una strategia radicalmente diversa rispetto al suo compagno. Mentre il primo impegnava Kuroshi in un combattimento ravvicinato, l'altro attendeva pazientemente nelle vicinanze, osservando attentamente lo svolgersi degli eventi.

    Appena il suo compagno completò la sua serie di attacchi, intervenne rapidamente. Con un movimento fluido e preciso delle mani, cominciò a comporre una serie di sigilli, intrecciando gesti rapidi e precisi nel tentativo di canalizzare l'energia necessaria per la sua tecnica.

    Quando il giovane genin si accorse del pericolo imminente, rapidamente iniziò a comporre anche lui una serie di sigilli.

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    Con il pericolo imminente Kuroshi comprendeva la necessità di una risposta tempestiva e decisiva. Con il sangue freddo di un veterano, decise di impiegare una delle sue tecniche più letali:



    Focalizzò il suo chakra, trasformandolo in una potente carica elettrica. Con un gesto deciso, il ninja otese fece scorrere il suo chakra nel terreno, elettrificando istantaneamente l'area circostante.

    Un cono di energia elettrica esplose frontalmente, propagandosi rapidamente un raggio di nove metri mirando a colpire entrambi i ninja avversari. L'aria si caricò di elettricità statica, mentre lampi brillanti danzavano tra le pareti del corridoio. Il terreno stesso vibrò con l'energia.

    il terreno, ora elettrificato, si trasformò in una trappola mortale per i nemici. Ogni contatto con il terreno carico di elettricità avrebbe causato un danno devastante, e la potenza del fulmine avrebbe potuto causare non solo dolore, ma anche una semiparalisi degli arti inferiori, rendendo gli avversari vulnerabili e incapaci di muoversi con agilità.

    Kuroshi si preparò a sfruttare appieno il caos e la confusione causati dalla sua tecnica, pronto a capitalizzare sull'inerzia della battaglia e a portare a termine la sua missione con determinazione e fermezza. [Counter]

    Con il terreno elettrificato a suo vantaggio, Kuroshi avrebbe colto l'opportunità di passare all'offensiva contro i due ninja avversari. Con la determinazione ardente nel cuore e la precisione di un artista marziale, si sarebbe preparato a lanciare una serie di attacchi coordinati per neutralizzare i suoi nemici. per prima cosa si sarebbe scagliato contro il ninja che aveva lanciato la tecnica. Con un esplosione di energia, avrebbe eseguito una mossa acrobatica, colpendo con un potente calcio girato alla testa del ninja. L'attacco, eseguito con una forza e una precisione incredibili, mirava a mettere fuori combattimento l'avversario [Slot azione I]

    Successivamente sarebbe stata la volta dell'altro ninja. Per lui Kuroshi aveva in serbo duna combinazione di due pugni. Con il primo, avrebbe mirato al fegato del nemico, scegliendo un punto vulnerabile per infliggere un dolore acuto e paralizzante. Il suo pugno si sarebbe scagliato con potenza e precisione, penetrando nell'aria con un suono sordo mentre colpiva il punto vulnerabile con un impatto contundente.

    Prima che il nemico potesse reagire completamente al primo attacco, avrebbe proseguito con il secondo pugno. Con una mossa fluida e coordinata, l'otese avrebbe sollevato il suo braccio opposto, facendo slittare il suo pugno verso l'alto con un movimento arcuato. Il suo obiettivo sarebbe stato il mento dell'avversario, un punto delicato che, se colpito con forza sufficiente, avrebbe potuto stordirlo e metterlo fuori combattimento. [Equipaggiamento] [Slot Azione II-III]

    [---]



    Guardando attraverso il Magan, la scena si svelò davanti agli occhi di Takamto con una chiarezza sorprendente. Vide Kuroshi, il suo compagno di battaglia, impegnato in un feroce combattimento contro due avversari. La sua abilità e la sua determinazione erano evidenti, ma anche i pericoli che lo circondavano.

    osservando attentamente la situazione attraverso le mura, riconobbe un nuovo pericolo imminente che si stava avvicinando pericolosamente a Kuroshi. Con occhi penetranti, scorse un'altra figura che dal piano superiore stava andando nella direzione della scontro.

    Allarmato forse dal grido dello scienziato, con andatura spedita percorreva i corridoi della torre. Takamoto avrebbe potuto vedere la sua figura muoversi utilizzando il mangan. Rendendosi conto che ciò avrebbe messo nei guai il genin, più già di quanto non lo fosse, avrebbe potuto decidere di intervenire.

    L'occasione sarebbe potuta presentarsi nel momento in cui il ninja nemico sarebbe passato accanto ad una finestra. in quei pochi attimi, Takamoto avrebbe potuto provare a colpire il nemico e con la sua balestra e tentare metterlo fuori combattimento.


    Kuroshi Akodou

    Statistiche Primarie
    • Forza: 300
    • Velocità: 300
    • Resistenza: 300
    • Riflessi: 300
    Statistiche Secondarie
    • Agilità: 300
    • Concentrazione: 300
    • Intuito: 300
    • Precisione: 300
    Chakra
    28/30
    Vitalità
    12/12
    Slot Azione

    1. Calcio

    2. Pugno

    3. Pugno

    Slot Difesa

    1. Schivata

    2. Balzo

    3. Counter

    Slot Tecnica

    1. Omicidio e.

    2. ///

    Note




     
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    La ricerca della pianta


    Post 7 - Il corridoio



    Dinnanzi ai due nemici, il buon otese cercò di non perdersi d’animo e di agire, per quanto potesse, in maniera tale da limitare la loro presenza e le loro azioni in quello spazio. Non era certo se sarebbe servito oppure no, perché d’altronde si trovava in profondo territorio nemico, ma era certo che qualcosa lo doveva pur fare, altrimenti in breve tempo avrebbe potuto perdere non solo l’obiettivo della propria missione, ma anche la vita e, forse, persino l’anima.

    Per questo le sue azioni furono rapide e precise; i passi veloci e silenziosi lo portarono prima a neutralizzare, per quanto potesse, lo scienziato che si trovava di fronte e poi con due ninja che uscirono al grido dello scienziato. Per fortuna sua, l’otese se ne era reso conto e quando i due comparirono sulla scena di gioco, egli non fu impreparato. Non, almeno, meno di quanto potesse essere: se lo avessero colto da dietro, infatti, il buon otese avrebbe avuto molti più problemi di quelli che avrebbe potuto avere in altre occasioni. Di certo, non poteva sperare di sconfiggere ben due avversari usando la pura forza bruta e nient’altro. Doveva anche mettere in atto una buona dose d’ingegno, che non gli mancava.

    Si difese dunque dagli attacchi dei nemici, non senza più di qualche difficoltà, specie considerando che si trattava di attacchi veloce e, spesso, portati al limite della forza fisica e velocità dell’otese stesso.

    Il terzo attacco, bisogna dire, fu quello più particolare e l’idea dell’otese ebbe funzionato, seppur in parte. Vedendo l’otese fare i sigilli, difatti, l’avversario più vicino alla sua posizione [saltò - Slot Difesa 1 (B)] verso il lato, trovandosi ben presto con le piante dei piedi ben incollate al muro.

    Andò meno bene all’altro ninja che, con le mani impegnate a fare i simboli, non riuscì a reagire prontamente a quell’attacco e si ritrovò immischiato nella scarica elettrica che era partita dal corpo di Kuroshi. Il [danno - Intralcio Leggero (Ingombro), (A)] che si era preso fu ampio e diffuso e furono colpite soprattutto le gambe, limitando i possibili futuri spostamenti del ninja di Ame. Da quel momento in poi, i suoi spostamenti sarebbero stati molto complessi da fare, ma si sarebbe potuto dire lo stesso di Kuroshi.

    [NOTA]

    L’attacco successivamente portato da Kuroshi fu troppo lento, anche a causa dell’acqua caramellosa sotto i suoi piedi, e quindi non ebbe nessun effetto: il suo nemico semplicemente si [piegò - Slot Difesa 2 (A)] sulle ginocchia vedendo il colpo dell’otese passare a circa una ventina di centimetri più in alto rispetto alla propria fronte.

    Raggiungere l’altro ninja per l’otese non sarebbe stato semplice per nulla, a causa di quella specie di gelatina che ora si trovava sotto i suoi piedi. [NOTA]

    Giunto nei pressi del nemico, egli quindi avrebbe potuto scagliare soltanto un pugno, che si sarebbe comunque rivelato nullo: diretto verso il fegato dello shinobi che ora sostava con i piedi sul muro, un bersaglio relativamente facile, il pugno venne semplicemente [“deviato” - Slot Difesa 2 (B)] dal ninja di fronte a Kuroshi.

    Così, l’otese poteva dirsi soddisfatto a metà: la sua idea con la counter aveva funzionato, sebbene non completamente, e aveva fatto danni su uno dei ninja, ma tutto il resto era andato nel peggiore dei modi, anche a causa dell’acqua caramellosa che ora si trovava un po’ ovunque sul terreno.

    [NOTA]

    A quel punto, Kuroshi si trovava immischiato nell’Acqua Caramellosa e si era ritrovato vicino al tizio che sostava con le gambe incollate al muro, mentre l’altro era rimasto qualche metro più indietro. Per l’onor del vero bisogna ricordarsi che né il fattore della tecnica, né il suo alleato, subivano gli effetti negativi del jutsu e quindi loro erano più liberi dell’otese e potevano muoversi lì in maniera decisamente più agile.

    Per questo avrebbe provato a sfruttare questo vantaggio: il tizio alle spalle dell’otese avrebbe fatto un [salto - SA1, allontanamento (A)] di diversi metri, usando anche un particolare Chakra Repulsivo sotto la pianta dei piedi, portandosi a circa 9 metri dall’otese. L’altro avrebbe prima provato a distrarre l’otese: egli si sarebbe spinto con i piedi sul muro per poi [saltare - SA1, attacco (B)] e provare a colpire il buon Kuroshi con un calcio volante direttamente sul mento. Subito dopo, anch’egli avrebbe usato una specie di chakra strano sotto le piante dei piedi per [saltare - SA2, allontanamento (B)]. Egli si sarebbe ritrovato a 12 metri dall’otese.

    Entrambi dunque si sarebbero trovati lontano dall’otese, ma con una solida differenza: erano ora posizionati da lati diversi rispetto al ninja e quindi c’erano 21 metri di distanza tra loro, in quanto erano saltati in direzioni differenti.

    Quello che era prima sulla parete avrebbe velocemente fatto un paio di sigilli. [Slot Tecnica 1 - Palla di Fuoco Suprema, (B)]



    Dalla sua bocca quindi sarebbe uscita una palla di fuoco, che nelle condizioni di quel corridoio si sarebbe potuta rivelare fatale qualora avesse colpito l’otese. Ma non solo, perché il ninja che si trovava dall’altra parte del corridoio avrebbe fatto dei sigilli anch’egli. [Slot Tecnica 1 - Pioggia Nera, (A)].

    Nello stesso istante in cui il fuoco avrebbe viaggiato verso l’otese, dal soffitto sarebbero iniziate a cadere gocce di pioggia nera, simili alla pece. Al contatto con il fuoco quella pioggia si sarebbe infiammata, danneggiando gravemente l’otese.

    Sempre se egli non avesse trovato un modo per sfuggire da quella spiacevole situazione.


    [...]



    Io, dal canto mio, restavo lì a sostenere i suoi sforzi, per quanto potessi. Osservando la situazione con il Magan, vidi l’avvicinamento di un altro nemico e capii che per Kuroshi non sarebbe stato per niente semplice sconfiggerlo, specie considerando che il tizio che si stava avvicinando sembrava decisamente più forte degli altri e che, inoltre, mi sembrava di conoscerlo.

    Pertanto, non appena egli si sarebbe palesato nei pressi di una finestra, il mio dito sarebbe “scivolato” sul grilletto, premendolo. A quel punto i 4 dardi della balestra sarebbero istantaneamente partite verso il nemico. [Slot Azione 1 - Uso Balestra]

    I dardi sarebbero volati paralleli al terreno, mirando la petto del nemico, in maniera tale da ucciderlo subito, sul colpo.

     
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    sotto assedio: la battaglia di kuroshi

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    Kuroshi osservava attentamente la scena, i suoi occhi penetranti scrutavano ogni movimento dell'avversario. Il terzo attacco era iniziato, e l'idea astuta stava sortendo gli effetti desiderati, almeno in parte.

    Sfortunatamente uno dei due fu più lesto e riuscì ad evitare la tecnica del genin. Tuttavia, il ninja nemico che aveva lanciato la sua tecnica non fu altrettanto fortunato. Prima che potesse reagire, Kuroshi scatenò una scarica elettrica che colpì il suo corpo. Il danno inflitto fu ampio e diffuso, concentrato soprattutto sulle gambe. Era chiaro che avrebbe avuto seri problemi nei futuri movimenti.

    Stesso discorso, valeva per il giovane ninja del suono, che circondata di acqua caramellata si vedeva i suoi movimenti rallentare, e resi più difficoltosi. Difatti gli attacchi successivi furono un completo fallimento.

    Kuroshi concentrò la sua energia per lanciare il suo attacco, la sensazione di lentezza era opprimente, resa ancora più difficile dall'effetto del jutsu. Nonostante il suo sforzo, il colpo che scagliò non ebbe alcun effetto tangibile. Il nemico si piegò sulle ginocchia, osservando il suo attacco sfiorare la sua fronte di poco.

    Raggiungere l'altro ninja fu un compito arduo, complicato dalla vischiosità della sostanza gelatinosa che ora intralciava i suoi movimenti. Avvicinandosi al nemico, tentò di sferrare una combinazione di pugni, ma si rivelarono del tutto inefficaci e vennero deviato abilmente dal suo avversario.


    Lo shinobi del suono si ritrovò intrappolato nell'Acqua Caramellosa, sentendo la viscosità della sostanza ostacolare ogni suo movimento. Il suo sguardo era concentrato sui due ninja che si muovevano con agilità intorno a lui, apparentemente immuni agli effetti negativi del jutsu che lo limitava.

    Realizzò subito che doveva fare qualcosa per invertire la situazione. Gli avversari stavano cercando di approfittare della loro maggiore libertà di movimento per attaccarlo. Con la mente rapida, valutò le loro mosse osservando attentamente i loro movimenti e tenendo sotto controllo l'ambiente che lo circondava.

    La determinazione bruciava nei suoi occhi mentre pianificava la sua risposta. Con un'agilità sorprendente. Mentre un dei ninja si lanciava in avanti pronto per colpire, in un istante di pura istintività, Kuroshi osservò il calcio volante del suo avversario avanzare verso di lui. Senza esitazione, il suo corpo reagì con una velocità sorprendente.

    In un movimento fluido e coordinato, inclinò il busto all'indietro, inarcano la schiena fino a raggiungere un angolo quasi impossibile. Le sue spalle sfiorarono appena il suolo mentre il suo sguardo si alzava, puntando dritto verso il calcio in arrivo.

    Le gambe dell'avversario sembravano muoversi in slow motion mentre il genin osservava da sotto il loro passaggio. Il calcio del nemico sfiorò il vuoto sopra il suo corpo inarcato, tagliando l'aria vicino al suo volto con una grazia spettrale.

    Kuroshi era una visione di agilità e determinazione, mentre riusciva a schivare il pericoloso attacco con un movimento che sembrava quasi coreografico. La sua mente tentava di rimaneva lucida, pronta a reagire al prossimo movimento dei suoi avversari. [Slot Difesa I]


    Dopo aver scampato al primo attacco, rimase ad osservare la situazione con un mix di determinazione e apprensione. Si ritrovava ora con entrambi gli avversari posizionati ai lati opposti.

    Il ninja che prima si trovava sulla parete iniziò a eseguire una serie di sigilli. Kuroshi poté vedere chiaramente l'energia concentrarsi intorno alle sue mani mentre preparava la sua tecnica. Un brivido di preoccupazione gli percorse la spina dorsale.

    Subito dopo dalla sua bocca esplose una palla di fuoco. Kuroshi poté percepire il calore emanato dalla sfera infuocata, consapevole del pericolo che avrebbe rappresentato se l avesse colpito nelle strette condizioni del corridoio.

    Ma la minaccia non si fermava lì. Anche il ninja dall'altra parte del corridoio stava completando i suoi sigilli, e immediatamente dopo qualcosa apparve in alto, proprio sulla testa del ragazzo. Kuroshi alzò lo sguardo verso il soffitto, vedendo gocce dense e viscose cominciare a cadere lentamente.

    La tensione nell'aria era palpabile mentre la palla di fuoco si dirigeva verso l'otese, e le gocce di pioggia nera cominciavano a bruciare al contatto con il fuoco. Kuroshi sapeva che avrebbe dovuto trovare un modo per sfuggire da quella situazione potenzialmente letale, altrimenti sarebbe stato gravemente danneggiato. La sua mente lavorava freneticamente, cercando una soluzione mentre la minaccia si avvicinava sempre di più.

    Con la coda dell'occhio, alle spalle del ninja A, il ragazzo notò un dei paletti di acciaio usati poco prima per superare la scalinata e fu allora che ebbe l'idea. Lo shinobi del suono non era certo un ninja da sottovalutare. Con un'abilità pronta e una mente affilata, sapeva che doveva agire rapidamente per sopravvivere a quel doppio assalto. cosi sfoderò la sua Tecnica della Sostituzione. [Slot Tecnica]

    Il suo corpo sembrò quasi svanire nel nulla, sostituito da quel paletto di acciaio. Le due tecniche nemiche si scontrarono violentemente nel punto in cui Kuroshi si trovava poco prima. La Palla di Fuoco Suprema entrò in contatto con la Pioggia Nera, causando un'esplosione spettacolare. Le gocce di pioggia infiammata si sprigionarono in tutte le direzioni, avvolgendo l'area circostante in una voragine di fiamme e oscurità.

    Kuroshi, invece, si sarebbe trovato al sicuro, ricomparso alle spalle del ninja che era stato ferito dalla sua tecnica, mentre lo spettacolo dell'esplosione imperversava in quel corridoio. Silenzioso come il vento emergeva dal nulla come una figura eterea a mezz'aria. Il suo aspetto era immerso nell'oscurità, con i tratti del viso mascherati dall'ombra che avvolgeva la sua figura. Solo i suoi occhi, brillanti di determinazione e concentrazione, erano visibili, fissando intensamente la schiena del nemico.

    Avendo le gambe ancora leggermente fuori usa dalla tecnica precedete, Kuroshi sperava di coglierlo di sorpresa, e non dargli il tempo di difendersi o fuggire. Concentrò il suo chakra per eseguire una mossa letale. La sua gamba si caricò di energia elettrica, emanando un bagliore bluastro. [Slot Tecnica II]

    Sfruttando la potente Tecnica della Folgorazione avvolse il suo corpo con un'aura elettrica. L'elettricità crepitava intorno a lui, pronta a essere scaricata con un tocco mortale.

    lanciò cosi contro il nemico, la sua gamba in un calcio frontale. Con un movimento elegante e letale, lo sferrò preciso e potente verso il punto vulnerabile del nemico, le vertebre.

    L'elettricità si sarebbe scatenata al contatto con il corpo del nemico, scaricandosi con una forza distruttiva. Il nemico sarebbe stato travolto da un'onda di energia elettrica, mentre il potere di Kuroshi lo circondava con una intensa corrente.



    L'attacco sarebbe stato come un fulmine, rapido e letale, colpendo il nemico con una potenza devastante. La sua abilità nel combinare il taijutsu con la Tecnica della Folgorazione dimostrava la sua maestria nel controllo dell'elettricità e la sua determinazione nel sconfiggere il nemico.

    Successivamente, avrebbe continuato a non dare tregua al suo nemico. Dopo aver sfoderato la sua fedelissima lama [Azione Gratuita veloce] avrebbe provato ad indebolire ulteriormente in ninja della pioggia. Dalla sua sacca avrebbe tirato fuori una piccola boccetta [Azione Gratuita Veloce + Slot Azione I] e con un movimento fluido e impercettibile, usando un tocco lieve ma deciso, impregnò la lama con il veleno contenuto nella boccetta stessa [Abilità] [Azione Rapida].

    La sostanza si diffondeva rapidamente sulla lama, pronta a essere utilizzata. Con un ulteriore gesto rapido, la lama eseguì un fendente verticale, mirando alle gambe già compromesse del suo nemico. Non doveva per forza essere un colpo risolutivo, a Kuroshi bastava anche ferirlo leggermente in modo tale che il veleno penetri nel suo corpo e faccia il lavoro per il quale era stato creato [Slot Azione II].

    Una volta che la lama avrebbe oltrepassato la seconda gamba, con un movimento repentino si sarebbe abbassato sulle gambe piegando le ginocchia per ottenere una stabilità ottimale. I suoi movimenti erano silenziosi, quasi eterei, mentre si preparava ad eseguire la mossa successiva. Con un movimento di rotazione del corpo, eseguì una giravolta elegante e precisa. La sua agilità era sorprendente, e la sua forma era una combinazione perfetta di forza e grazia. Mentre la sua figura si inclinava verso il basso, la lama era già in posizione, puntata con precisione verso la gamba destra del suo avversario. [Slot Azione III]


    [----]



    Mentre il giovane shinobi del suono era impegnato un una battaglia all'ultimo sangue, Takamoto nascosto nell'ombra, scrutavo il campo di battaglia con occhi affilati come lame, conscio che aveva bisogno del suo supporto.

    Mentre il nemico si avvicinava, il suo istinto guerriero si accese. La mente analizzò rapidamente la minaccia, riconoscendo nel nuovo avversario una pericolosa presenza. Senza esitazione, la sua mano si mosse verso la balestra che giaceva silenziosa accanto a lui.

    Con la precisione di un falco che colpisce la sua preda, puntò la balestra verso la finestra dove il nemico si stava per passare. I dardi fischiarono nell'aria, tagliando lo spazio con una ferocia silenziosa. Il suo obiettivo era chiaro: il petto del mio nemico. Doveva neutralizzarlo istantaneamente, prima che potesse costituire una minaccia per Kuroshi e per la missione.

    Non appena il ninja della pioggia passò accanto alla finestra, i dardi erano già in rotta di collisione [Abilità] ma, lo spostamento di aria fece drizzare le orecchie al nemico che con il suo udito riuscì a percepire l'attacco imminente a circa sei metri prima dell'impatto. Con un movimento rapidissimo lo shinobi della pioggia si abbassò quel tanto che bastava per evitare i dardi. Questi ultimi infatti sfiorarono la sua testa e si conficcarono nel muro di fronte [Slot Difesa I].

    Immediatamente si rialzò, e iniziò ad osservare al di là delle finestra in cerca del cecchino che aveva osato tentare di freddarlo. La distanza era notevole, ma analizzando la traiettoria e la direzione, si rese conto che l'unica direzione possibile da cui erano stati scagliati quei dardi era dalla torre di fronte.

    Irritato e con una vena di vendetta che bramava nella sua espressione minacciosa, decise di scoprire chi fosse cosi stupido da tentare di assassinarlo. Il ninja con un balzo si lancia letteralmente dalla finestra, al contempo si porta una mano alla bocca e subito dopo inizia a comporre una serie di sigilli [Slot tecnica I].



    Un leggera coltre di fumo nasconde la sua presenza per pochi instanti, per poi ricomparire sul dorso di un enorme uccello. Con un'apertura alare che oscurava il cielo e un grido che riecheggiava nei recessi dell'anima, si presentava come una forza imponente e spaventosa. Le sue piume nere come la notte sembravano assorbire la luce stessa, mentre il suo becco e gli artigli erano affilati come lame pronte a lacerare qualsiasi ostacolo sul loro cammino.

    La sua presenza in campo aveva un che di intimidatorio, causando un'ondata di terrore tra i nemici. Con le ali poderose, avrebbe potuto sollevare un'intera squadra di combattenti e portarli ovunque desideri. La sua velocità era stupefacente mentre si avvicinavano alla torre in cui era appostato Takamoto [Slot Azione I]

    Uccello%20Gigante



    Il ninja e il volatile iniziarono a muoversi in tondo sulla testa di Takamoto: Devi essere davvero stupido nel venire sin qui ad attaccarci dall'alto la sua voce rude e aggressiva faceva eco alla pioggia battente. Immagino abbia delle manie suicida....eh bastardo?? Tuonò in quella che sembrava una domanda retorica.

    Poi sussurrò qualcosa al sua bestia da richiamo, qualcosa che sarebbe stato impercettibile per Takamoto. Senza perdere altro tempo Il ninja della pioggia tirò fuori della sacca quatto Kunai [Slot Azione Gratuita] e li lanciò verso il suo avversario. Le armi non avrebbero colpito direttamente il ninja ma si sarebbero conficcate ai quattro lati di quest'ultimo precisamente a 1,5 metri di distanza dal bersaglio: uno dietro, uno davanti e gli altri due ai lati, quasi a creare un rombo [Slot Azione II] . Solo allora l'alleato di Kuroshi avrebbe notato che su ogni kunai vi era legata una carta bomba. Non appena le armi ebbero toccato il suolo, lo shinobi della pioggia le fece detonare cercando di imbrigliare il sui nemico in una esplosione devastante che lo avrebbe cancellato dalla faccia della terra [Slot Azione III].

    Subito dopo si sarebbe lasciato cadere dall'uccello, lanciandosi in picchiata come una meteora che sta per schiantarsi al suolo. L'animale avrebbe fatto un mezzo giro in tondo e poi si sarebbe diretto nuovamente verso la torre.....Cosa gli aveva ordinato?





    Kuroshi Akodou

    Statistiche Primarie
    • Forza: 300
    • Velocità: 300
    • Resistenza: 300
    • Riflessi: 300
    Statistiche Secondarie
    • Agilità: 300
    • Concentrazione: 300
    • Intuito: 300
    • Precisione: 300
    Chakra
    25/30
    Vitalità
    12/12
    Slot Azione

    1. Veleno

    2. Lama

    3. Lama

    Slot Difesa

    1. Schivata

    2. ///

    3. ///

    Slot Tecnica

    1. Sostituzione

    2. Folgorazione

    Note


     
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    La ricerca della pianta


    Post 8 - Le scelte e le difficoltà



    Il nemico vide il suo calcio andare a vuoto e… non fece nulla a riguardo. Nessuna azione. Nessun pensiero. Era un calcio volto a distrarre, non a colpire, e la sua azione, nonostante tutte le difficoltà, era andata a buon fine nonostante avesse mancato l’obiettivo preciso. La mente lucida e pronta dell’otese lo aveva aiutato a limitare i danni, ma sarebbe bastato anche per limitare tutto ciò che sarebbe successo nell’arco di pochi minuti?

    La strategia messa in atto dai due aversari dell’otese era tanto chiara quanto insidiosa. Egli lo avrebbe visto non solo a partire dall’energia che, come diceva, fuoriusciva dalle sue mani, ma anche da molti altri fattori, come i suoi occhi. Il modo in cui lo guardavano era, in effetti, autesplicativo. La palla di fuoco rilasciata da uno dei ninja si mosse in maniera rapida e veloce; toccò le pareti. Da un certo punto di vista, le bruciò. Di sicuro ci sarebbero state delle tracce nerastre lì tutt’intorno. Era su quello che puntava il duo di Ame: costringere il nemico a combattere senza dargli alcun tipo di via di fuga, perché dal corridoio in pochi sarebbero mai riusciti a fuggire. Già la palla di fuoco sarebbe probabilmente bastata per danneggiarlo, ma a ciò si aggiunsero anche le gocce di pioggia nera che iniziarono a cadere dal soffitto. Il fuoco iniziò a brucare quel liquido subito dopo il contatto con la prima goccia, trasformando l’intero campo di battaglia in un vero e proprio inferno.

    A tutto ciò c’era solo una via d’uscita, la Kawarimi no Jutsu, che il buon otese attivò senza troppe difficoltà. Per sostituirsi usò un paletto in acciaio e la sua idea funzionò: non appena il paletto fu al di fuori dal raggio d’azione della tecnica, anche Kuroshi lo fu. Lo scontro tra le due tecniche semplicemente non diede alcun risultato, sennò una dispersione enorme di chakra ed energia.

    Kuroshi comunque comparve a diversa [distanza] dal nemico, giacché non poteva apparire a meno di 6 metri da fonti di chakra. L’avversario, un po’ deluso dal fatto che la sua tecnica era andata a vuoto, non percepì Kuroshi a 6 metri dietro di sé, ma a quel punto fu il ninja di Oto a fare un errore [ENORME]

    Dato che sei comunque all’inizio, supponiamo che tu l’abbia fatto.

    Dopo essersi avvicinato all’avversario, Kuroshi provò a sferrargli un calcio carico di energia elettrica, sperando così di metterlo fuori gioco, ma fu troppo lento. [NOTA]

    Il suo avversario semplicemente schivò il colpo[Slot Difesa 1 - Schivata]e guardò poi Kuroshi tirare fuori la lama, una boccetta con il veleno e impregnare la lama con il veleno. Nonostante si trattasse di un movimento molto veloce, fu anche parecchio prevedibile: l’avversario ebbe osservato Kuroshi con un ghigno dipinto sul volto e, quando il ninja di Oto attaccò le gambe, egli semplicemente [saltò - SD2] sul posto lasciando che la lama passasse sotto di lui.

    [NOTA]

    Considerata la breve distanza tra i due, sarebbe stato un peccato non agire al massimo delle proprie capacità per provare a mettere fuorigioco l’otese una volta e per tutte. Il nemico che il ragazzo del Suono si trovava dinnanzi era, infatti, più alto di lui e sembrava anche più robusto. Dunque, avrebbe avuto più possibilità provando a colpire il nemico sin da subito con una lama, come egli stesso aveva fatto.

    Portandosi una mano dietro alla schiena, il ninja avrebbe [estratto - Slot Tecnica 1] la sua wakizashi, muovendola con una traiettoria orizzontale verso il collo del ninja di Oto, in maniera tale da tranciarglielo e mettere fine ai giochi subito. Nel caso non ci fosse riuscito, il ragazzo della Pioggia lo avrebbe incalzato con rapidi attacchi portati con la lama: il primo un affondo [Slot Azione 1] verso il centro del petto, più precisamente verso il cuore. Poi un fendente da sinistra verso destra, da basso verso l’alto, al livello della 4° costola, con l’intenzione di affondare la lama nelle carni del ragazzo e tranciargliene un bel po’. [Slot Azione 2] Infine, avrebbe di nuovo ritirato il braccio, provando a far partire un altro attacco, questa volta mirando a niente meno che il centro del collo nemico, in modo da aprirglielo in due parti.

    In tutto questo, anche l’altro si sarebbe dato da fare: considerando la grande distanza non avrebbe potuto ingaggiare l’otese in corpo a corpo, ma sfruttò quel pezzo di tempo per [avvicinarsi - SA 1 e 2 - Azione Rapida] il più possibile verso i due e poi fare la sua [tecnica - Slot Tecnica 1]

    Il ninja di Oto avrebbe dunque sentito un forte richiamo provenire a 10 metri alle sue spalle. Un suono forte e chiaro. Quasi come un invito. Avrebbe ceduto allo stesso o no?

    [NOTA]

    [...]



    Come avevo previsto, i dardi non colpirono colui che desideravo colpire, ma né distolsero l’attenzione scagliandolo verso di me. Osservai così con un certo piacere il modo in cui compì i suoi sigilli evocando un uccello che iniziò a girare sopra alla mia testa in quel che sembrava uno spettacolo in cui io stesso mi ero lanciato tantissime volte in un passato che ormai mi sembrava troppo lontano e troppo sfumato.

    Conoscevo le tattiche che si potevano usare quando si volava sul dorso di un uccello e si scagliavano le bombe. Io stesso lo avevo fatto, sia da vivo sia da morto, sia da reanimato. Era un libro che conoscevo meglio di qualsiasi ninja. E così, quando notai i kunai con le bombe volare verso di me, [creai - Slot Tecnica 1] io stesso 4 kunai, lanciandoli con un solo movimento verso i kunai che volavano verso di me dall’alto. [Slot Difesa 1] I dardi così impattarono e si dispersero, cadendo gli uni lontano dagli altri, a molta distanza da me e senza causarmi alcun danno.

    - Poca fantasia, - sentenziai.

    Quando lo vidi cadere dinnanzi a me dopo il suo volo dal dorso dell’uccello, inarcai un sopracciglio cercando di capire se fosse serio. Volare su un uccello mentre il nemico era per terra risultava un vantaggio strategico niente male, in quanto permetteva di attaccare senza essere attaccati di risposta oppure di venire attaccati di risposta, ma con una forza minore. Per giunta, trovarsi in alto permetteva anche di controllare meglio l’intero campo del combattimento, cosa che io e pochi altri potevano fare grazie a straordinarie abilità oculari.

    - Poco pensiero strategico… - avrei sussurrato poco dopo notandolo rialzarsi a 10 metri da me. Solo allora avrebbe notato i miei occhi. Gli occhi di chi voleva [ucciderlo - Bonus Concentrazione.] [NOTA]

    Ora mancava soltanto un’azione che potevo fare… Ovvero attaccarlo. Come?

    Spararlo di nuovo con la balestra sarebbe stato superfluo e, dato che aveva evitato l’attacco di sorpresa fatto prima, c’erano pochi dubbi relativi al fatto che sarebbe stato in grado di schivare anche questo attacco. Inoltre, non potevo semplicemente creare il Velo di Nebbia, come avevo già fatto durante lo scontro precedente, nell’Ospedale del Paese del Riso, in quanto il nemico mi aveva già visto fare quell’azione e fare delle azioni troppo ripetitive non avrebbe portato ad alcun buon risvolto.

    Pertanto, avrei di nuovo fatto affidamento sui miei occhi. [Usandoli - Slot Tecnica 2] avrei creato, a mezzo metro di distanza dal nemico, 4 catene, di cui 2 avrebbero provato ad afferrargli i polsi con una velocità decisamente superiore alle sue aspettative, mentre una avrebbe provato ad avvinghiarsi intorno al suo collo e una intorno al suo bacino [Slot Azione 1]. Anche la morsa stessa che le catene avrebbero applicato sui suoi avambracci si sarebbe presto rivelata molto forte, tanto da poterli anche danneggiare. Inoltre, le catene lo avrebbero reso incapace di fare quasi qualsiasi cosa: spostarsi, per esempio, o fare i sigilli, giacché avrebbero tenuto le sue mani lontane le une delle altre.

    Indipendentemente da come sarebbe finito quell’attacco, le mie mani si sarebbero mosse rapida [ricaricando - Azione Rapida]la balestra con il solo dardo che mi restava con una carta-bomba legata allo stesso, per poi [attivarla - Slot Azione 2] e, dopo aver puntato la fronte del nemico, premere sul [grilletto - Slot Azione 3]. Il dardo così sarebbe partito rapido in ciò che sembrava una fucilazione, anziché uno scontro, verso la testa del nemico e la bomba sarebbe ovviamente esplosa non appena il dardo si sarebbe trovato in prossimità del suo collo.


    Seinji Akuma

    Statistiche Primarie
    • Forza: 500
    • Velocità: 500
    • Resistenza: 400
    • Riflessi: 550
    Statistiche Secondarie
    • Agilità: 500
    • Concentrazione: 550
    • Intuito: 500
    • Precisione: 500
    Chakra
    82.5/90
    Vitalità
    14/14
    Slot Azione

    1. Attacco illusioni (catene)

    2. Attivazione bomba

    3. Uso meccanismo

    Slot Difesa

    1. Lancio kunai creati

    2. ///

    3. ///

    Slot Tecnica

    1. Creazione kunai

    2. Incubo della Battaglia

    Note

     
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18 replies since 6/2/2024, 20:31   240 views
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